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La linea dura di Silvio: ora nessuna tolleranza

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

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Nel day after il presidente del Consiglio pensa al da farsi. Elezioni. Fosse per lui, questa sarebbe la strada da intraprendere. Difficile e, di certo, non scevra da rischi. Ma Berlusconi a questo punto la svolta la vuole proprio. Anche sfiduciare il presidente della Camera è una strada, magari desiderata, ma non percorribile. Che fare? Il premier si aspetta un chiarimento per il fuorionda pescarese. L'input al Pdl è di andare avanti, facendo notare a Fini tutte le volte che non sarà in linea con il partito.   Ufficialmente, è rimasto tutto il giorno in silenzio stampa, lasciandosi andare solo a qualche battuta in pubblico, ma di altro genere. Discorso diverso nei suoi colloqui privati. Il Cavaliere continua ad esprimere la sua arrabbiatura, la delusione rispetto all'inquilino di Montecitorio. E sulle strade da percorrere il ragionamento di Berlusconi a questo punto è chiaro, come racconta un alto esponente di governo. Vale a dire sottolineare e mettere in luce tutte le volte che, d'ora in poi, Fini si metterà in contrasto con il partito. Facendo così, avrebbe detto il premier, praticamente si farà fuori da solo. Nel partito c'è sconcerto, e come confidano dalla maggioranza, i finiani nelle ultime ore «sono diminuiti drasticamente». Al «non ho nulla da chiarire» della terza carica dello Stato, il Pdl continua a replicare con attacchi e critiche durissime. Come l'azzurro Osvaldo Napoli, che accusa Fini di condurre una sua propria battaglia politica contro Berlusconi coprendosi con il «mantello istituzionale» della sua carica. La critica più dura, però, arriva da Claudio Scajola: il ministro attacca certi «distinguo» che sono ormai «fuori dalla linea del partito». Parole pesanti - quasi una scomunica - interpretate nel Transatlantico della Camera da molti esponenti Pdl come il premier-pensiero. Berlusconi, intanto, rientra a Roma. Arrivato a Palazzo Grazioli nel tardo pomeriggio non ha voluto parlare con i giornalisti che lo aspettavano all'ingresso. Preferisce rimanere in silenzio sull'alleato, una cautela, quella del Cavaliere, che si spiega anche con i dubbi del suo entourage sui reali obiettivi del presidente della Camera. Il premier parla di altro, si lascia andare a qualche battuta sul clima che si respira all'interno della maggioranza, soprattutto sul fronte della giustizia. Lo fa in mattinata a Milano, durante la Conferenza Italia-America Latina. È lì che avviene il siparietto con il presidente panamense Riccardo Martinelli, il quale un attimo prima aveva elogiato il "sistema-Italia" per il suo attivismo a Panama. Il premier non entra nella sala di palazzo Mezzanotte, nel cuore delal città meneghina, sino al momento del suo intervento. Evita la stampa, anche qui assiepata all'ingresso. Lui dribbla tutti, saluta con un sorriso guardandosi però bene dall'avvicinarsi ai microfoni. L'ordine dato alla sicurezza è stato: tenere lontana la stampa. Dentro la sala però, il premier non rinuncia a qualche battuta: «Devo fare presto, devo preparare la valigie perchè parto per Panama ma mi mancheranno Annozero, L'Unità, La Repubblica ed i Pm: però cercherò di sopravvivere ugualmente», premette il presidente del Consiglio cercando di rompere il ghiaccio. Quanto a Fini, il desiderio del premier a questo punto resta quello espresso chiaramente sin da subito e messo nero su bianco dai colonnelli del Pdl nella nota ufficiale di martedì pomeriggio. «Che chiarisca, e che lo faccia anche in fretta». A usare le parole del presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, si tratta di un chiarimento «doveroso» verso gli elettori. «Fini ha diritto di dire come la pensa, ma nelle modalità non può non essere compatibile con il progetto e gli obiettivi del Partito della Libertà». Usa toni diversi Bossi, calandosi ancora una volta nei panni di pompiere, certo che tra i due alleati gli attriti del momento si scioglieranno come neve al sole. Anche perché, dice il senatur, «Berlusconi è una brava persona». Per ora, i due confondatori vanno avanti con le rispettive agende. Non sembra esserci spiragli di diaologo. A meno che, non arrivi qualche colpo di scena e, chissà, un probabile vis a vis o una telefonata.  

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