L'Italia farà la sua parte oggi vertice Nato
Il giorno dopo l'annuncio del presidente Obama gli alleati mostrano le carte. E danno i numeri. I Paesi europei della Nato per ora vanno in ordine sparso. Ma il segretario generale della Nato Rasmussen assicura «Spero che dagli altri paesi della nostra Alleanza arrivino almeno 5mila soldati aggiuntivi, e forse anche un paio di migliaia in più». Una prima decisione arriverà oggi dal vertice dei ministri degli Esteri dell'Alleanza Atlantica. L'Italia, ha promesso Berlusconi «farà la sua parte, nella consapevolezza che nel conflitto in Afghanistan è in gioco non solo il futuro della popolazione afgana, ma anche la credibilità della NATO, della lotta contro il terrorismo e, quindi, la nostra stessa sicurezza». Impegno sostenuto anche dal ministro Frattini: «Ci auguriamo che gli alleati facciamo molto, anzi moltissimo, come faremo noi». Il responsabile della Farnesina ha ribadito di condividere le affermazioni di Obama anche per il riferimento ad un «graduale disimpegno» dall'Afghanistan e di condividerle anche per «la parte relativa alla caratteristica onnicomprensiva di una strategia non anzitutto militare, ma anzitutto politica». Precisazione sulle date «Pensiamo che il 2013 sia l'obiettivo massimo e non l'obiettivo minimo», ha chiarito Frattini. In attesa di una decisione comune, i diversi Paesi presenti in Afghanistan cone le loro truppe, forniscono i dati sulla disponibilità del proprio «surge». L'Albania, che ha già in Afghanistan un contingente con 250 uomini sotto il comando italiano nella provincia di Herat, contribuirà a questa missione con 85 militari aggiuntivi. Dubbiosa in vece la Slovenia sull'invio dei rinforzi sempre nella zona «italiana». Praga valuta la possibilità di inviare a Kabul alemno 100 militari e anche al Croazia sta valutando il numero di un possibile rinforzo adel contingente. Così la Polonia che ha già deciso di rafforzare le proprie truppe con 600 uomini in più. I Paesi dell'ex blocco sovietico sono in gran parte più disponibili a sostenere il «surge» di obama. Perplessità e invece da parte di Francia e Germania. La Francia non esclude un eventuale ritocco del suo dispositivo militare in Afghanistan anche se per ora «non c'è nessuna ragione di aumentare» i soldati francesi presenti nel Paese. Questo il messaggio lanciato dal ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, intervistato dalla radio France Info, dopo che gli Usa hanno annunciato un massiccio incremento del loro impegno in Afghanistan. Nel corso del suo intervento, il capo del Quai d'Orsay ha anche parlato dell'eventuale invio in Afghanistan di «civili», «gendarmi» e «tecnici». Problemi però anche in America dove l'opinione pubblica si è divisa dopo il discorso da West Point. Obama ha raccolto consensi da parte repubblicana ma ha deluso i pacifisti che pur lo hanno sostenuto con il voto. E ora il rpesidente dovrà affrontare lo scoglio del Congresso per reperire i fondi necessari a finanziare l'operazione. Il piano Obama da 30 miliardi di dollari, per un costo complessivo delle guerre in Afghanistan e in Iraq di oltre mille miliardi, arriverà mercoledì e giovedì della prossima settimana sul tavolo delle Commissioni congiunte di Camera e Senato per aver un via libera, non sui contenuti, di cui il presidente ha piena facoltà, ma sui soldi. Il segretario di Stato Hillary Clinton, il segretario alla Difesa, Robert Gates, e il capo di Stato maggiore delle Forze armate Usa, Mike Mullen, dovranno battersi su due fronti: da una parte dovranno vincere le resistenze dell'ala più a sinistra dei Democratici, contrarie da sempre all'intervento; dall'altra dovranno affrontare le ostilità dei repubblicani che, pur favorevoli ai rinforzi, hanno criticato Obama per l'annunciato ritiro nel 2011.