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La rabbia del Procuratore: "Erano discorsi privati"

Fini e il magistrato Trifuoggi

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PESCARA - Galeotto fu il Premio Borsellino, da quattordici anni voce itinerante in Abruzzo della legalità e dell'antimafia. In principio fu addirittura Antonino Caponnetto, padre del pool di Palermo nato dopo la barbara esecuzione di Rocco Chinnici, a tenere a battesimo la creatura dell'abruzzese Leo Nodari, funambolico presidente della società teramana di eventi e spettacoli «Samarcanda». Poi il passaggio del testimone a Rita Borsellino e, nell'era Del Turco alla guida della Regione, la presidenza del premio passa a Luciano Violante. Sono questi gli anni in cui la manifestazione decolla, grazie anche alla vicinanza e stretta collaborazione tra il dinamico Nodari e l'allora presidente del Consiglio regionale, il margheritino prima e democratico dopo Marino Roselli; ed è proprio una delibera sulla spartizione dei fondi della Presidenza del Consiglio - un contributo di quindicimila euro viene elargito al Premio Borsellino - a far scoppiare le prime polemiche. Ma si va avanti, tra l'azzeramento della Giunta Del Turco e la contemporaneità di un'elezione anticipata regionale provocata dall'inchiesta sulla Sanità. Autunno 2008, il Premio è già adulto: Nicola Trifuoggi, capo della Procura pescarese e unico premiato tra gli abruzzesi - anche se d'adozione - diventa presidente del «Borsellino». Il canovaccio non cambia con la quattordicesima edizione, l'ultima, quella appena consumata, anche se alcuni detrattori accusano il Nodari di aver dimenticato le vecchie amicizie; nell'era Chiodi alla guida della Regione Abruzzo, si bisbiglia che il presidente di «Samarcanda» ha spostato il Premio a destra, dopo lunghe frequentazioni con la sinistra moderata prima e con i fedelissimi di Di Pietro poi. Bugie, malignità si dirà, ma vero è invece che la presenza di Clemente Mastella e soprattutto quella del capo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, nel ricco cartellone del Premio, fa saltare sulla sedia Salvatore, il fratello del magistrato eroe Borsellino, ma soprattutto i tanti ragazzi delle agende rosse. Sono ore di feroci polemiche e non solo; il giorno dell'arrivo a Pescara del senatore Gasparri, Leo Nodari viene aggredito e malmenato in un parcheggio non troppo lontano dal palazzo comunale. Le solite malelingue ironizzano sul fattaccio: «Nodari è in cerca di pubblicità; si sarà preso a cazzotti da solo». Menzogne, infamità: agli atti restano le ferite alla testa di Nodari, una denuncia contro ignoti e fors'anche alcuni filmati. Ma la quattordicesima edizione del Premio Borsellino chiude col botto: il presidente Gianfranco Fini, il 6 novembre, viene premiato nell'aula consiliare. È il giorno in cui Fini e Trifuoggi si incontrano per la prima volta faccia a faccia; è il giorno delle foto e dei filmati. La mattina dei convenevoli e delle confidenze. Chissà quando Leo Nodari si sarà accorto per la prima volta che i discorsi sottovoce di Gianfranco Fini erano stati registrati da un microfono sempre aperto. Chissà. Certo è che il presidente di «Samarcanda», la società di eventi e spettacoli che ha la stessa sede di «Società Civile», l'associazione che dal 1992 organizza il Premio Borsellino, ha raccontato di aver condiviso per qualche tempo il video shock con i suoi quattromila amici di Facebook. Poi la richiesta di una sua amica giornalista e l'autorizzazione alla pubblicazione del filmato sul sito internet di Repubblica.it. «Ma quale soldi - Nodari non ha dubbi - non ho venduto assolutamente nulla. Ho solo pensato che fosse giusto far conoscere a tutti questa verità». Solo un laconico «no comment» dallo schivo procuratore Nicola Trifuoggi, sicuramente tranquillo per ciò che si ascolta nella registrazione, ma di certo non contento - c'è chi giura anche incazzato - per il regalo di Leo Nodari alla pubblica opinione. Ora è proprio vero: il Premio Borsellino ha fatto il grande salto, facendosi così conoscere in ogni parte d'Italia, magari dando anche un po' di ragione ai nuovi e vecchi nemici di Leo Nodari che lo hanno sempre accusato di cercare pubblicità. A ogni costo. «Ma che notorietà - rintuzza Nodari - di privato in quel filmato non c'è nulla». Chissà come avrebbe commentato il grande Leonardo Sciascia, che combattendo la mafia cercò, sicuramente sbagliando obiettivo, di stanare anche i professionisti dell'antimafia. A proposito: nel sito del Premio si legge che il «Borsellino» è completamente autofinanziato. A parte la delibera di Roselli, proprio in questi giorni il Corecom ha deliberato un contributo di mille euro per il Premio. Soldi pubblici, non noccioline.

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