E a Bari la Savino indagata per un rimborso spese
MicheleDe Feudis Bari - Dalla scossa alla valanga. E le macerie disegnano un paesaggio in piena sintonia con il ritratto criminale del romanzo "Gomorra" di Roberto Saviano. Dopo il clamore per il caso D'Addario-Tarantini a cui è seguito il filone della malasanità regionale, adesso la Direzione distrettuale Antimafia, mobilitando nell'operazione oltre mille finanzieri, ha sferrato a Bari un colpo memorabile contro il clan mafioso Parisi-Strisciuglio. Il quadro d'insieme è allarmante: le forze dell'ordine hanno eseguito decine di arresti, mettendo a nudo il volto moderno e tentacolare delle mafie meridionali. I pesantissimi capi d'accusa - associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, usura, riciclaggio, turbativa d'asta e traffico internazionale di sostanze stupefacenti - scoperchiano un vaso di Pandora dove accanto al ruolo di capiclan storici, su tutti Savino Parisi, compaiono inquietanti aderenze con il mondo dei "colletti bianchi", indispensabili per reinvestire il denaro frutto di attività illecite in iniziative imprenditoriali, anche internazionali: dalla costruzione di un gigantesco pensionato per gli studenti universitari a Valenzano, cittadina alle porte di Bari, fino alla intrapresa nel mondo delle scommesse, con una società di bookmaker, la Paradisebet limited di Londra. Una accelerazione all'inchiesta è giunta dalle intercettazioni ambientali che hanno interessato un imprenditore, poi deceduto, che si presume in prima linea nel riciclaggio, Michele Labellarte. Nella lista degli indagati compaiono anche esponenti politici: la parlamentare del Pdl Elvira Savino, il presidente della circoscrizione Carbonara Michele De Giulio (Pdl); gli amministratori comunali di Valenzano Antonio Perilli (Udc), Donato Amoruso, Vitantonio Leuzzi (centrodestra), l'ex vicepresidente della provincia dei Ds-Pd Onofrio Sisto e l'avvocato Gianni Di Cagno, ex consigliere laico del Csm in quota al centrosinistra nonché storico esponente del Partito comunista barese. Secondo l'accusa, Savino - che ha definito «infondate le accuse» - avrebbe agevolato l'attività illecita consentendo la fittizia intestazione di un conto corrente bancario in cambio di «numerosi favori e regalie» tra il 2007 e il 2008: la concessione di una carta di credito collegata alla promozione di un vettore aereo con addebito sul conto di Michele Labellarte; il cambio di un assegno di 3.000 euro datole dal fratello Gianni; tre aiuti finanziari per complessivi 3.500 euro; il pagamento di un biglietto aereo Roma-Bari nel 2008; due ricariche telefoniche. Soddisfatto è apparso Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia: «Finalmente viene fuori il vero volto della criminalità pugliese che è sempre stata considerata di serie B rispetto alle altre».