Letta: "No a scorciatoie per far cadere il premier"
«Non cercheremo scorciatoie per far cadere il governo Berlusconi». Enrico Letta prova a cambiare registro nella strategia del Pd nei confronti della maggioranza, ammettendo che confidare in un aiuto della magistratura per tornare al governo è quanto di più sbagliato possa fare l'opposizione. E aggiungendo, in un'intervista al Corriere della Sera, di considerare «legittimo che come ogni imputato, il premier si difenda nel processo e dal processo» anche se «legittimo non vuol dire né opportuno, né adeguato al comportamento di uno statista». Parole che ovviamente non sono piaciute al leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro che ha addirittura minacciato di non fare più alleanze con il Partito Democratico. «Non so se solo per ingenuità o per qualcosa di più pericoloso - ha attaccato l'ex pm - ma sentir dire il numero 2 del Pd che Berlusconi ha il diritto di difendersi nei processi e dai processi è un'affermazione grave che mette a rischio la possibilità che l'Italia dei valori possa fare alleanza con partiti che pensano che ci sono persone che per il solo fatto di essere al governo possono difendersi dai processi». Affermazione alla quale ha replicato poco dopo lo stesso Enrico Letta, con toni altrettanto duri. «Di Pietro monta una polemica sul nulla - ha ribattuto - Ribadisco quello che ho detto: penso che sia inopportuno ma legittimo che Berlusconi, come qualunque imputato, usi gli strumenti della legislazione vigente per difendersi nel processo e dal processo. Ma nessuno pensa di aiutare la maggioranza a modificare la legislazione vigente in materia». Nell'intervista il deputato del Pd spiega come alla base del programma della segreteria Pd dei prossimi quattro anni ci sia «un punto chiaro posto da Bersani: no alle scorciatoie, sì a un'opposizione che sia capace di battere Berlusconi seguendo la strada maestra del confronto elettorale». E in serata sulla vicenda è intervenuto anche Pierluigi Bersani, in un'intervista al Tg3: «Ci si può difendere nel processo e dal processo secondo le norme vigenti, alle quali si possono attenere tutte le persone, incluso il premier che non va in udienza se ha altro da fare e se i giudici accettano i motivi dei suoi impegni».