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(...) di liquidità e mantengono ai livelli minimi i tassi di riferimento.

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Magli effetti di queste misure comuni saranno differenziati da Paese a Paese, perché diversi sono i meccanismi di trasformazione dello stimolo monetario in crescita reale. È naturale, allora domandarsi che cosa accadrà in Italia, visto che da noi, già durante la crisi, si sono registrate tensioni al rialzo sui prezzi al consumo. I prezzi alla produzione hanno registrato una contrazione significativa seguendo l'andamento della domanda e dell'offerta, la contrazione del prezzo del barile, il rapido aumento degli eccessi di capacità installata, l'intensità delle dinamiche concorrenziali sui mercati interni e internazionali. Al contrario, dal 2007, in Italia per i prezzi al consumo non si sono registrate variazioni al ribasso, nonostante la fiammata inflazionistica che si è osservata sino a tutto agosto 2008. Dopo di allora i ritmi di crescita dei prezzi sono diminuiti, ma senza che si sia mai realizzato un qualche rientro dai livelli di volta in volta raggiunti. Questo scollamento tra andamento dei prezzi alla produzione e andamento prezzi al consumo fa comprendere quanto attuale sia la richiesta di liberalizzazione dei saldi di fine stagione, per promuovere concorrenza, per stimolare la riduzione dei prezzi, per sostenere la domanda delle famiglie e la ripresa del circuito domanda-produzione-redditi. È inaccettabile che, mentre si discute dei vantaggi di componenti flessibili e premiali delle retribuzioni del lavoro dipendente e della flexsecurity, mentre si discute su come rifinanziare gli ammortizzatori contro la disoccupazione in condizioni di emergenza del bilancio pubblico, permangano regolamentazioni corporative, che ostacolano il buon funzionamento dell'economia e rallentano la ripresa. L'inflazione accumulata dal 2007 a oggi pesa sulla capacità di spesa delle famiglie, mantiene debole la domanda aggregata, frena la ripresa. Serve un segnale tangibile di consapevolezza e di attenzione. Serve un decreto di liberalizzazione dei saldi di fine stagione. Non si tratta, certo, di una misura di riordino strutturale della distribuzione, né possiamo attenderci che essa possa generare, di per sé, la magia della fiducia e della voglia di spendere. Tuttavia, sarebbe un segnale positivo, di richiamo al significato profondo dei valori della concorrenza e della libertà d'intrapresa. Un segnale che, ne siamo certi, contribuirebbe a far cominciare meglio l'anno che verrà. Fabio Pammolli, direttore del Cerm, www.cermlab.it

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