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Matteoli: "Va cambiata la legge sui pentiti"

Altero Matteoli

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Oggi Altero Matteoli è ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ma nel 1993, quando Alleanza Nazionale non aveva ancora preso il posto del Msi, era un semplice deputato, membro della commissione parlamentare Antimafia presieduta da Luciano Violante. Ed è in quelle vesti che scrisse la relazione di minoranza dell'indagine sui rapporti fra mafia e politica. «Vi inserii - ricorda - un capitolo dedicato ai pentiti. Perché in quella commissione, in cui eravamo di fatto parificati a magistrati, ne ascoltammo diversi. Nomi importanti, come quello di Tommaso Buscetta. E mi convinsi di una cosa». Di cosa? «Che un pentito, finché è un mafioso in servizio permamente effettivo, ricerca accordi con le istituzioni per ottenere appalti e favori. Ma poi, quando si pente, non è che si dimetta dalla mafia». Cioè?  «Continua con lo stesso atteggiamento. Ricerca accordi con le istituzioni per non finire in galera». Sta dicendo che la legge che regola i cosiddetti «collaboratori di giustizia» non funziona e va cambiata? «Se ci fosse un numero contenuto di pentiti vorrebbe dire che la legge ha funzionato. Ma quando cominciano ad essercene 3000, 4000, 5000 è lecito pensare che ci sia qualcosa che non funziona. Occorre rivederla. Tra l'altro, un pentito non può essere creduto totalmente. Servono riscontri oggettivi». Si riferisce a Spatuzza? «Non solo a lui. In molti casi siamo davanti a soggetti con la "pistola facile". Persone che hanno ucciso decine di persone. E non è che nel momento in cui si pentono diventano angioletti che dicono tutta la verità. Spatuzza è pur sempre un killer e non si può credere completamente a ciò che dice in assenza di prove. Sarebbe grave se stesse accusando un cittadino normale, lo è di più perché sta accusando il presidente del Consiglio, un personaggio pubblico. E siccome poi i media portano nelle case degli italiani una sintesi di tutto, passa l'idea che il premier è mafioso». Anche lei quindi teme un imminente avviso di garanzia a carico del presidente del Consiglio? «Ci sono giornali che continuano ad insinuarlo nonostante la smentita della procura di Firenze. E siccome c'è una minoranza della magistratura (il 99% lavora e fa bene il suo dovere) che ama fare i processi in televisione...» A dire il vero chi insinua sono Il Giornale e Libero, quotidiani vicini al centrodestra. «A volte può esistere anche l'eccesso di zelo. Il Giornale e Libero non hanno insinuato. Hanno semplicemente giocato d'anticipo, mettendo nero su bianco una voce che circolava da tempo e che Repubblica e Corriere hanno cavalcato. E comunque non esistono giornali vicini al centrodestra o al centrosinistra, è evidente che si sta cercando di sconfiggere Berlusconi attraverso una strada che non è quella del voto elettorale». Ancora la tesi del complotto?  «Nessuno sta dicendo che si può fare ciò che si vuole senza incorrere in conseguenze giudiziarie, ma sono 15 anni che i magistrati si occupano di Berlusconi eppure il suo certificato penale è immacolato. Tra l'altro, quando il premier entrò in politica nel 1994 non era più un ragazzino, aveva 58 anni, eppure prima non era accaduto nulla. Cosa è successo dopo? Io un pensierino ce lo farei». Quindi, dovesse arrivare un procedimento giudiziario, la maggioranza non rischierebbe? «Anche il presidente della Repubblica è stato chiaro su questo punto. Un governo cade quando viene meno la maggioranza parlamentare. E questo esecutivo, salvo rarissimi incidenti di percorso, ne ha una solidissima. Tra l'altro la nostra Costituzione, che non va letta solo quando ci fa comodo, dice chiaramente che una persona è colpevole in presenza di una sentenza passata in giudicato. Prima esiste la presunzione di innocenza». L'impressione, però, è che la maggioranza viva come sospesa. È così? «Io credo che il problema principale sia la debolezza della politica. Per governare bene e fare delle scelte la maggioranza ha bisogno di un'opposizione che si confronti sui contenuti. La crisi del Pd, fino ad oggi, lo ha impedito. Non c'è stata un'opposizione politica. E, non è un fatto nuovo, quando manca un avversario all'esterno, la maggioranza se lo trova dentro di sé. Direi che ciò che sta accadendo è abbastanza normale. Tra l'altro non è vero che il governo non fa niente, il programma va avanti». A proposito di Pd che non si confronta sui contenuti, Bersani ha detto che se togliete di mezzo il processo breve si può dialogare. «Ma le pare possibile che per dialogare bisogna subire i diktat dell'opposizione? Io non cerco il consociativismo e non pretendo il confronto su tutto, ma è mai possibile che ogni cosa che fa questo governo non va bene? Tra l'altro il ddl sul processo bene ricalca molti commi del progetto presentato in passato da Anna Finocchiaro. Perché non va più bene? Sa qual è la verità?» No, qual è? «L'opposizione usa i problemi della giustizia per farne battaglia politica. Per questo non vuole il confronto. Non hanno argomenti perché il governo ha affrontato bene la crisi e quindi fanno battaglie sugli avvisi di garanzia. Se gli togliamo anche questo "giocattolo" l'opposizione ha la pistola scarica».

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