«Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa va rivisto»
Bisognerebbepiuttosto rivedere la legge sui pentiti e definire nel codice il reato, ora affidato alle parole dei pentiti e non a precisi fatti che vengono contestati agli imputati, di concorso esterno in associazione mafiosa. A pochi giorni dalla testimonianza prevista per venerdì a Palermo del nuovo pentito che ha creato grandi attese, Marcello Dell'Utri già condannato in primo grado a 9 anni di carcere per concorso esterno per mafia respinge tutte le accuse: si tratta di «assolute falsità». Il senatore dalle 4 procure interessate, ai verbali di Spatuzza si aspetta una sola cosa: che si acclari la verità. Davanti alle telecamere di «In mezz'ora» Dell'Utri attacca Magistratura democratica e la caccia aperta al pentito a cui si promettono tornaconto e invita Berlusconi a non mollare: «Non vedo perché debba lasciare un progetto che tutti gli chiedono di portare a termine». Quello sviluppato dalla magistratura su Spatuzza, come in passato, è tutto un gioco di verbali e di incentivi promessi a chi parla, dice in sostanza il senatore che accusa i magistrati di voler attaccare Berlusconi anche sul fronte del patrimonio. C'è infatti — sostiene il senatore Pdl — un disegno che mette assieme giudici, sinistra e poteri «occulti, forti, che non vedono di buon occhio il premier». Un attacco che passa anche dal fronte patrimoniale. Alla fine «l'arma più forte che hanno trovato è quella giudiziaria e ora anche quella patrimoniale», accennando così alla linea che secondo i giornali vorrebbe sviluppare la Procura di Firenze che punterebbe a dimostrare collegamenti di interessi tra le cosche e l'attività Fininvest gia all'inizio degli anni Novanta, a cavallo con la stagione delle bombe. Dell'Utri attacca su tre fronti: Md (vi sono collegamenti precisi tra i pm alla ricerca affannosa di pentiti da incentivare) mentre la legge sui pentiti che va rivista sul modello Usa delle dichiarazioni unitarie e non «a rate» (perché Spatuzza si alza ora e dice a 15 anni di distanza "Dell'Utri, Berlusconi..."). Dell'Utri chiede soprattutto che sia ridefinito il reato di concorso esterno con la mafia per cui è stato condannato in primo grado. Ora — dice — questo non è un reato «consente di incriminare chiunque non sia un criminale», si tratta di una norma che va regolamentata: «Diciamo chiaramente che non contano le parole» di chi accusa, «ma i fatti. E allora che ci siano dei fatti a sostenere questo reato: regolamentiamolo». E il senatore snocciola un altro tema «caldo» su cui invita ad intervenire, toccando così tutti gli aspetti normativi che lo interessano: la revisione della legge sulla immunità che deve essere forte almeno quanto quella che tutela i componenti del Parlamento europeo. E infine una «stoccata» viene riservata al Pdl in questa fase turbolenta di tensioni interne: nessun complotto, non usiamo quella fase, «diciamo che c'è una dialettica ma non un complotto. Però se dovesse cadere Berlusconi sarebbe la fine per tutti. Sarebbe la fine anche per Fini. E lui lo sa bene».