Berlusconi: noi i nemici della mafia
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Una notte intera a rimuginare su quegli attacchi «recapitati» a mezzo stampa. Sul nome della sua azienda di famiglia trascinata nel fango. Sull'accusa di aver «riciclato» i soldi della mafia. E ieri mattina, ancora una volta, su alcuni quotidiani, il premier ha letto articoli con ricostruzioni, accuse, sospetti sulla Fininvest. Ma ci sono i numeri a testimoniare che il governo non ha abbassato la guardia: 15 arresti tra i più pericolosi boss della criminalità organizzata, oltre 3.600 fermi tra camorristi, mafiosi e affiliati alla 'ndrangheta. Troppo per far passare una giornata di silenzio, anche se questo era l'obiettivo di Berlusconi alla vigilia del viaggio a Minsk, in Bielorussia. Così ha deciso, intorno all'ora di pranzo, di affidare a una nota stampa la sua rabbia contro quelle accuse. Spiegando che il suo governo è stato ed è tra i più duri nel combattere la mafia. E annunciando di essere pronto a chiamare in giudizio, sia penalmente sia civilmente, il giornale La Repubblica. «Dalla lettura dei quotidiani dei giorni precedenti e anche di oggi — è il commento — appare evidente a ogni persona onesta e di buon senso che ci troviamo di fronte all'attacco più incredibile e ignobile che mi sia stato rivolto nel corso di questi ultimi anni, da quando ho deciso di dedicarmi con tutte le mie forze al bene del mio Paese». «Se c'è una persona che per indole, sensibilità, mentalità, formazione, cultura e impegno politico, è lontanissima dalla mafia, questa persona sono io. Se c'è un partito che in questi anni più si è distinto nel contrastare la criminalità organizzata, questo partito è stato Forza Italia e oggi è il Popolo della Libertà. Se c'è un governo che più di tutti ha fatto della lotta alla mafia uno dei suoi obiettivi più netti e coerenti, questo è il mio governo, che sono certo sarà ricordato anche come il governo che ha lanciato la sfida più determinata alla mafia nella storia della nostra Repubblica». Questo, ha poi annunciato, «è il terreno civile e politico sul quale intendo anche contrastare la campagna di stampa del gruppo La Repubblica-Espresso, che chiamerò a rispondere sul piano penale e civile dei danni arrecati alla dignità della mia persona, della mia famiglia e dell'azienda Fininvest». Oggi, intanto, Berlusconi volerà a Minsk per una visita lampo in Bielorussia. Due gli obiettivi: verificare i progressi del governo di Lukashenko nel campo dei diritti umani e della libertà di stampa per consentirgli un avvicinamento all'Europa e aprire il campo per nuovi investimenti economici italiani. Berlusconi sarà il primo leader occidentale da quindici anni a questa parte a far visita al governo bielorusso, da quando cioè la comunità internazionale accusò «bathka», il «padre» come si fa chiamare in patria Lukashenko, di brogli nelle elezioni che lo confermarono alla guida dell'ex repubblica sovietica nel '94. L'Europa lo isolò fino al punto da negargli il visto. Decisione poi revocata fra il 2008 e il 2009 quando, a seguito di alcune timide aperture, l'Ue decise di alleggerire le sanzioni nei suoi confronti. Quella di Berlusconi sarà una visita lampo: l'arrivo è previsto nel primo pomeriggio e il rientro in serata, al termine della cena ufficiale che il leader bielorusso offrirà nella sua residenza. Sul tavolo ci saranno anche temi strettamente commerciali: l'interscambio fra Italia e Bielorussia ha raggiunto la cifra di 1,2 miliardi di dollari e le imprese italiane presenti nell'ex repubblica sovietica sono circa 80. L'obiettivo è quello di rafforzare i rapporti economici e soprattutto gli investimenti. Oggi un primo passo sarà compiuto domani quando la delegazione italiana guidata dal capo del governo firmerà due accordi: uno per la cooperazione economica e l'altro, di carattere tecnico, relativo al settore veterinario. La visita, però, dovrebbe portare soprattutto buone notizie a Finmeccanica: è attesa infatti la firma di un memorandum di intesa tra l'azienda italiana e il governo bielorusso relativo a diversi settori, dall'energia ai trasporti, fino alla sicurezza.