Il nuovo covo dei trans sulla Cassia
«Finalmente i transessuali se ne sono andati». Oppure: «Da giorni non vediamo più viados in queste strade». I residenti italiani di via Due Ponti 180, dove è morta la trans Brenda, hanno tirato un sospiro di sollievo nei giorni scorsi, dopo l'incendio divampato nel miniappartamento e in seguito allo scandalo Marrazzo. È durata ben poco però la soddisfazione dei romani che abitano da anni in quelle strade a Nord della Capitale. «Credevamo che avessero cambiato zona dopo il caos scoppiato in questo quartiere, ma non è stato così. Anzi. Si sono spostati soltanto di alcuni metri, sono andati nel palazzo che si trova in via Due Ponti ai civici 146 e 148». All'ingresso di questo edifico c'è un grande cancello in ferro, con una scala che sale fino al piano rialzato del palazzo. Da una porticina in ferro battuto si accede al primo corridoio, dove a destra e a sinistra ci sono porte con o senza inferriate. In alcuni casi sul citofono c'è il nome del transesessuale che lavora-abita lì dentro. In altri, invece, c'è scritto soltanto il numero dell'interno dell'appartamento, lo stesso che si può trovare sul citofono in strada. «Da quando hanno arrestato i carabinieri ed è morta Brenda molte amiche ci hanno chiesto di ospitarle per qualche giorno - racconta Sofia, una trans con i capelli biondi che vive al primo piano - il problema è che adesso non riescono a trovare una nuova casa perché nessuno gli affitta in zona neanche una stanza». Alla domanda come riesce a lavorare, ad accogliere cioè i clienti, Sofia risponde alzando le spalle: «A volte la mia amica la faccio entrare in bagno (grande circa due metri quadri), spero che trovi una nuova sistemazione il prima possibile. Una volta un cliente mi ha chiesto se potevo chiamare una mia amica, l'ho fatta uscire dal bagno e lui ha deciso di andare via perché si è sentito spiato ed ha avuto paura che la mia amica lo stesso filmando. Questo scandalo di Marrazzo non ci sta facendo più lavorare». Sono gli stessi transessuali a raccontare che adesso i clienti appena entrano nelle loro piccole case si guardano intorno, come se avessero il timore di essere ripresi o fotografati e a volte chiedono, con una scusa, di andare in bagno appena entrano o di bere un bicchiere d'acqua in cucina, per controllare che non ci sia nessun altro in casa. «Non è cambiato nulla - tuona una residente che abita a pochi metri - non si vedono più come prima nei negozi della zona, ma soltanto perché non vogliono essere intervistati o fotografati. Ma sono sempre qui».