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Berlusconi: infamie contro di me

Silvio Berlusconi

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Arrabbiato. Anzi, infuriato. Quante chiacchiere sul suo conto, quante «accuse infondate e infamanti». E la sindrome da accerchiamento del Cavaliere aumenta. I pm di Firenze smentiscono ufficialmente le voci di un imminente avviso di garanzia nei confronti del presidente del Consiglio. Ma nulla da fare. Il tam tam su possibili collegamenti tra Cosa Nostra e Berlusconi prosegue. Sul tavolo adesso c'è pure Fininvest, azienda di famiglia e secondo Repubblica finanziata dalla mafia. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro, infatti, Repubblica, continua con l'inchiesta sui soldi del Cavaliere, sugli investimenti della mafia per Fininvest. Parole pesanti. A replicare è Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, che attacca e parla di «killeraggio» da parte di professionisti della calunnia. Il tutto mentre, anche all'interno della maggioranza, l'acqua è agitata. Fini non molla sull'immigrazione e Bossi lo stoppa su tutta la linea. Segnali su segnali, attacchi su attacchi. Che Berlusconi però non tollera più. E così lancia il suo affondo, direttamente e attraverso i suoi. Perché a questo punto, come ha spiegato durante l'ufficio di presidenza del Pdl giovedì scorso, «chi non segue la linea stabilita del partito è fuori». E soprattutto, bolla davanti a tutti come «infamanti» le voci di un suo coinvolgimento nelle stragi mafiose del '92-'93. A Olbia, dove va in scena un convegno organizzato dall'Enac al terminal dell'Aviazione generale, nel menù del premier ci sono aeroporti ed infrastrutture, ma in primo piano finiscono Cosa nostra e la giustizia.   È proprio lui, Berlusconi a spostare inevitabilmente l'obiettivo dei riflettori, dopo le indiscrezioni in parte smentite, sulle indagini di quattro Procure. Lo fa prima incontrando i giovani del Pdl e poi intervenendo di fronte al padrone di casa e presidente dell'Enac Vito Riggio, e al presidente di Assaeroporti, Fabrizio Palenzona. Il premier, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti al comizio improvvisato con i giovani, definisce «infondate e infamanti» le voci in merito ad un suo presunto coinvolgimento in fatti che potrebbero configurare il concorso esterno in associazione mafiosa. Per poi aggiungere: «Non capisco come si fa a pensare una cosa del genere e quali sarebbero state le mie motivazioni».   La rabbia è tanta. E si vede. Nonostante le battute, o le barzellette che fa in pubblico, il tentativo in atto di mettere in dubbio le sue capacità imprenditoriali, la sua abilità di costruire un impero dal nulla - come ha raccontato tante volte - proprio non la digerisce. Parlando ad Olbia i toni cambiano e si lascia anche andare a diverse battute. A Vito Riggio, presidente dell'Ente Nazionale Aeroporti, che poco prima aveva posto l'accento sul problema della mafia, il Cavaliere replica: «Quale problema c'è? Ci sono io...». Il tono della voce si fa più aspro quando si rivolge a chi si occupa di criminalità organizzata attraverso libri e serie televisive come "La piovra": «Io li strozzerei vista la bella figura che ci fanno fare...». Parla davanti a tutti e invoca l'ottimismo, perché dice «non ricordo un pessimista che abbia combinato qualcosa di buono». Terminato l'impegno pubblico, scatta il pomeriggio di relax. Berlusconi va a Villa Certosa per staccare la spina: aveva già confidato qualche giorno fa ai suoi collaboratori questa idea e ieri, complice anche la bella giornata di sole, il premier decide di restare sull'isola. La partenza è prevista per questa mattina, destinazione Milano dove non si esclude possa incontrare i figli per il pranzo.   E domani, per il presidente del Consiglio si aprirà un'altra settimana di passione. Lunedì Berlusconi è atteso in Bielorussia, a Minsk, per incontrare Luckashenko. Dopodiché, rientrato a Roma, ci potrebbe essere l'incontro tanto invocato con il presidente Fini per le regionali, argomento tra l'altro a cui sarà dedicato l'ufficio di presidenza del Pdl di giovedì prossimo. Senza dimenticare la partita giustizia, con il ddl sul processo che prosegue il suo iter parlamentare al Senato. Sempre che, non accada altro.  

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