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L'aria si è fatta pesante.

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Ilconflitto tra i poteri costituzionali non è mai stato così feroce. Settori politicizzati della magistratura vogliono distruggere il presidente del Consiglio, azzerare la maggioranza che sostiene il governo, liquidare la legislatura. Tra esecutivo e legislativo le fibrillazioni stanno innescando un cortocircuito che nessuno può prevedere se e come si arresterà. Nel centrodestra oramai ci si prepara allo scontro finale e, senza girarci tanto intorno, i movimenti di piccoli signori della guerra la dicono lunga sullo stato confusionale dominante. Chi, per carità di patria, sostiene che la coalizione è coesa mente sapendo di mentire. L'ufficio di presidenza dl Pdl dell'altro giorno ha certificato un malessere profondo. Il caos, evocato ieri da Roberto Arditti su questo giornale, sta provocando la frantumazione del sistema con conseguenze irreparabili per la vita dei cittadini. Ma non finisce qui. All'implosione politica sembra che tenga dietro la demolizione civile del Paese. Non c'è giorno in cui un qualche scandalo «privato» non diventi «pubblico» e, dunque, spendibile politicamente. Che sia vero o falso non ha nessuna importanza per chi confeziona prodotti di questo genere. Da Noemi a Marrazzo abbiamo visto di tutto. Ci mancava che questa sorta di «Spectre all'amatriciana» si accanisse su Alessandra Mussolini facendo circolare su suoi presunti privatissimi rapporti voci incontrollate ed incontrollabili, tanto per gettare fango su una donna impegnata in politica, con passione ed intelligenza, al fine di denigrarla come se non fosse già stata insultata abbastanza in un filmetto che la magistratura non ha ritenuto di far ritirare, né disporre la censura di parole gratuitamente offensive rivolte alla parlamentare. Si dispiega, insomma, sotto i nostri occhi da un lato il disfacimento delle istituzioni politiche e dall'altro il naufragio civile nelle forme dell'attacco sistematico alla vita privata di chiunque abbia un ruolo pubblico. Tra «rivelazioni» a scoppio ritardato di pentiti che dovrebbero suffragare un reato inesistente, frutto di abili costruzioni giurisprudenziali, come il «concorso esterno in associazione mafiosa» e l'indecente voyerismo spionistico tra le lenzuola, la Repubblica se ne sta andando letteralmente a puttane. Ciò che fa più male è l'irresponsabilità di tutti coloro che potrebbero mettere un freno a questa volgare decadenza ed invece non fanno nulla, paghi di assistere ad uno sfacelo dal quale ritengono comunque di ricavarne un profitto. È così che si ragiona nelle alte sfere, come nei bassifondi. In attesa che qualcosa di ancor più clamoroso accada: la fine dell'impero berlusconiano, il ritiro del Cavaliere dalla scena politica, il disfacimento delle coalizioni, le confessioni di qualche transessuale, le interessate accuse di assassini mafiosi miracolosamente redenti? Chiunque dovesse ereditare le rovine del Paese non avrebbe vita facile. Perciò è adesso che si deve agire recuperando un po' di spirito pubblico disgraziatamente smarrito. Ma è possibile? Mercoledì scorso, tanto per dire del paradosso italiano, la Camera dei deputati si è occupata del commercio interno del riso e del taglio di coda ed orecchie dei cani. Proprio come a Bisanzio, dove gli eunuchi, mentre l'impero franava, discettavano del sesso degli angeli. La storia si ripete sempre, sia in farsa che in tragedia.

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