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E Di Pietro assalta il Colle: "Non zittisca i giudici"

Antonio Di Pietro

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È uno scontro che si riaccende ogni volta che il Capo dello Stato interviene per difendere il Parlamento e la maggioranza. Così, anche stavolta, il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro non ha rinunciato alla sua consueta invettiva contro Giorgio Napolitano. «Non intendo polemizzare con il Presidente della Repubblica — ha commentato — ma intendo riaffermare, come responsabile di un partito che è presente in Parlamento, che anche in questa legislatura, come nelle precedenti, ci sono troppi parlamentari in conflitto di interessi con la giustizia (direttamente o indirettamente) per potere affidare serenamente a questo Parlamento, così composto, le riforme in materia di giustizia: sarebbe come affidare a Dracula la gestione del pronto soccorso». «Sempre evitando di polemizzare con il Capo dello Stato — ha proseguito Antonio Di Pietro — non posso esimermi però dal riaffermare che i magistrati, quando lamentano l'impossibilità di potere svolgere il proprio lavoro per colpa di norme crimonogene che vengono emanate da questo Parlamento, non possono e non devono essere zittiti perché si comportano come i chirurghi che segnalano che in sala operatoria manca il bisturi: prendersela con loro e dire di stare zitti non risolve la malattia, anzi, porta a morire il paziente, vale a dire la giustizia nel nostro Paese». Più cauto, invece, l'atteggiamento del Partito Democratico. Che però «legge» le parole del Capo dello Stato in chiave, ovviamente, anti-berlusconiana. Come fa la presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, Rosy Bindi: «L'appello del presidente Napolitano ad abbassare i toni e sfuggire alla spirale delle polemiche è importante. Tutti lo debbono ascoltare cominciando da chi, al contrario, continua a lanciare accuse di eversione o a parlare di guerra civile». «Il presidente — è la conclusione — richiama il principio che nulla può abbattere un governo che sia coeso e abbia una solida maggioranza. Ecco, forse Berlusconi dovrebbe verificare che, dopo le parole da lui stesso pronunciate contro esponenti del suo partito, sia ancora così solida». Simile il commento dell'ex leader dei Democratici Dario Franceschini: «Le parole del Presidente della Repubblica sono come sempre condivisibili sia nel richiamo alla centralità del parlamento che nella parte in cui invita l'autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche. Parole giuste sempre, ma tanto più oggi dopo quello che abbiamo dovuto ascoltare ieri su guerra civile e magistratura sovversiva». Il segretario del Pd Pierluigi Bersani si è invece mantenuto equidistante: «Dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano arriva un richiamo forte ed energico al quale tutti devono corrispondere. In particolare, da ogni passaggio delle parole del presidente, emerge ancora una volta la centralità del Parlamento. Di questo siamo consapevoli e convinti». «È il Parlamento — conclude Bersani — la sede nella quale deve condursi un confronto trasparente e leggibile dai cittadini tra le diverse posizioni politiche sia in termini di riforme sia per quel che riguarda le grandi scelte economiche e sociali».

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