Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Tremonti impone la linea del rigore

Giulio Tremonti

  • a
  • a
  • a

{{IMG_SX}}Giulio Tremonti non cede. La «sua» Finanziaria alla Camera sarà modificata solo in minima parte e solo per gli interventi che possono essere coperti dai 4 miliardi e mezzo di euro dello scudo Fiscale. Il ministro dell'Economia ha riunito la Consulta economica del Pdl - della quale fanno parte i capigruppo e i tre coordinatori del partito - e ha messo sul tavolo i suoi conti. E da quei numeri si è capito che di spazi di manovra per modifiche ne rimanevano davvero pochi. Tremonti — che ai suoi collaboratori ha confidato come il gettito dello scudo fiscale alla fine sarà davvero modesto, ben al di sotto delle aspettative — si è visto consegnare richieste da tutti i ministri più i tre emendamenti già presentati dai senatori «finiani» a palazzo Madama: cedolare sugli affitti al 20%, sgravi sull'Irap per le aziende in crisi e quoziente familiare. Impossibile accontentare tutti, ha spiegato il responsabile dell'economia, i soldi non ci sono. Dunque avanti con la linea del rigore. Però rispetto alla sua idea originaria di non toccare nulla Tremonti ha dovuto in parte fare marcia indietro. Anche perché lo stesso Berlusconi era contrario a non concedere nulla. Disco rosso, per il momento, ai «ribelli» del Pdl: i tre emendamenti, sui quali tutti i componenti della commissione bilancio del Popolo della Libertà alla Camera hanno già assicurato che metteranno la firma, sono stati per il momento accantonati. Se ne riparlerà a febbraio. I quattro miliardi e mezzo serviranno invece a rifinanziare le missioni militari italiane all'estero, al potenziamento degli ammortizzatori per co.co.co e over50, a nuovi fondi (500 milioni) per l'edilizia penitenziaria, al finanziamento del 5 per mille e alle risorse per il Ponte sullo Stretto. Ma ci sarà anche spazio per i fondi che servono a garantire libri gratuiti nelle scuole dell'obbligo, per l'attivazione del turn over al 100% nel settore della sicurezza e per i vigili del fuoco, e per una proroga della sospensione del versamento delle tasse per l'Abruzzo. In più verrà istituita la Banca del Sud. Il tutto sarà contenuto in un testo che però, stavolta, sarò concordato fra esecutivo e maggioranza. E questo anche per rispettare l'avvertimento lanciato da Gianfranco Fini: «Il presidente della Camera sarebbe in grossa difficoltà se la fiducia non fosse posta su un testo che esce dalla commissione ma su un maxiemendamento del governo». «Non tutte le fiducie hanno lo stesso impatto politico — ha proseguito Fini — in questo caso si tratterebbe di una questione di rispetto del governo nei confronti del Parlamento». Un richiamo sul quale ha concordato anche Berlusconi. Ma nella giornata di discussione sulla Finanziaria c'è stato anche spazio per l'ennesima «puntura» di Renato Brunetta al suo collega dell'economia. «Tremonti ha perfettamente ragione, io sono più rigorista di lui, ma anche nel rigore si può fare sviluppo — ha commentato — Io queste cose le conosco, Tremonti non è un economista». Poi, qualche ora dopo è arrivata la precisazione dal suo ufficio stampa: «Nessun attacco, nessuna polemica, se lui è professore ordinario di politica economica e finanziaria, il ministro Giulio Tremonti è invece professore ordinario di scienza delle finanze e di diritto finanziario. Il primo è quindi un economista, mentre il secondo è un giurista». Battibecco che ha strappato un sorriso a Berlusconi: «Preoccupato? No, credo che Brunetta sia rimasto male del fatto di non far parte della Consulta economica...».

Dai blog