Il Parlamento dice no all'arresto di Cosentino

Il sottosegretario Nicola Cosentino incassa in un giorno due voti favorevoli: il no della Giunta per le autorizzazioni della Camera alla richiesta di arresto nei suoi confronti ed il no del Senato alle mozioni dell'opposizione (Pd e Idv) che chiedevano le sue dimissioni dal governo.   Per quanto riguarda la richiesta di arresto, la parola definitiva la dirà l'aula di Montecitorio tra un paio di settimane. La prima buona notizia per il sottosegretario arriva di prima mattina, quando la Giunta per le autorizzazioni a procedere delle Camera, respinge la richiesta della magistratura campana di custodia cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa. Sono 11 i voti contrari all'arresto, quelli del Pdl e quello dell'Udc Domenico Zinzi; 6 i favorevoli alla richiesta del gip, quelli del Pd e del centrista Pierluigi Mantini, mentre il radicale Maurizio Turco, pur contrario, si è astenuto. Uno stop all'arresto che, però, spiega il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, «non è un blocco alle indagini che continuano». La maggioranza, con il relatore Nino Lo Presti, ha sostenuto l'idea del «fumus persecutionis», a causa della «tempistica» del procedimento giudiziario: i reati contestati, è stato il ragionamento, risalgono tutti tra il 2001 e il 2004 e la magistratura solo ora avvia il procedimento, nonostante il primo pentito abbia parlato anni fa, e nonostante lo stesso Cosentino abbia ripetutamente chiesto di essere ascoltato. Quindi il «fumus» è «oggettivo» al di là del fatto se le carte inviate dai magistrati dimostrino o meno i gravi indizi di colpevolezza del sottosegretario. La parola definitiva spetterà ora all'aula della Camera, dove il caso giungerà tra un paio di settimane, visto che la prossima settimana Montecitorio sospenderà i propri lavori. Nel pomeriggio, poi, l'aula del Senato si è espressa su due mozioni del Pd e di Idv che invitavano Cosentino a dimettersi da sottosegretario, atto che, ha detto Luigi Zanda (Pd), potrebbe «restituire ai cittadini un pò di rispetto per il Parlamento e le istituzioni». Il Pdl, ha spiegato il capogruppo Maurizio Gasparri, ha votato «convintamente» contro le mozioni, evitando però di presentare una mozione a favore del sottosegretario, come è prassi, come punto di mediazione con i finiani. «C'è chi sceglie come modelli Spatuzza - ha detto Gasparri, riferendosi al pentito che accusa Berlusconi - noi scegliamo i valori della legalità repubblicana e per questo votiamo no».