Tremonti fa l'ottimista: Pil sopra l'1%
Gli imprenditori: Roma può volare
Quando sale sul palco dell'assemblea dell'Unione degli industriali di Roma riuniti nell'hangar di Fiumicino il ministro Giulio Tremonti sa già, pur essendo arrivato in ritardo, che il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, ha pubblicamente lodato il rigore tenuto nella gestione del bilancio. Le critiche di Brunetta che lo ha accusato di essere il signor «no» non lo hanno sfiorato. Ma a ricordargli che il partito di chi vuole allentare i cordoni della spesa è in movimento è il presidente dell'Uir, Aurelio Regina che lo accoglie sul palco con un «siamo in un ambiente Brunetta free». Un buon viatico per il suo discorso, scritto in macchina, spiega, perché più sintetico e per evitare vista l'ora una situazione stile corazzata Potemkin (l'allusione è al celebre film di Fantozzi). Insomma il tempo a disposizione è poco ma la platea intuisce che Tremonti è di buon umore e ha intenzione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Così parte con il piede giusto quando spiega che nel 2010 «il Pil italiano potrebbe risalire all'1%, forse anche un po' di più». Poi partono gli affondi contro chi giudica inadeguato il suo rigore contabile. «Non esistono ricette magiche e c'è un tempo per gestire la crisi e un tempo per fare altro» apre Tremonti. Che annuncia una riforma fiscale, a favore di famiglie e imprese, «entro la legislatura ma nel rispetto dei conti». Una stoccata arriva anche a chi prevede il recupero di risorse con tagli alle spese dello Stato. Un'azione «difficile da fare» perché dietro le cifre ci sono la sanità, la scuola, le strade. Sulle tasse, Tremonti lascia pochi spiragli di speranza a un taglio immediato, sia per l'Irap che per l'Irpef. L'unica cosa che si può avviare è «una riforma fiscale ma in una prospettiva lunga e nel rispetto dei vincoli di bilancio e che sarà rivolta al lavoro e alla famiglia». Secondo indiscrezioni però la riforma fiscale avrebbe anche un altro obiettivo e cioè quello di aprire la strada all'ingresso di istituti giuridici del diritto anglosassone. Un escamotage che consentirebbe al Tesoro di gestire con maggiore facilità la mina dei derivati che infesta i bilanci di molti enti locali e che rappresenterebbe un ostacolo all'effettiva operatività del federalismo fiscale. Non solo. Tremonti starebbe pensando anche a una nuova lettura della complessità dei mercati finanziari con l'introduzione nelle leggi fiscali italiani di principi di valutazione dei beni intangibili. E cioè quelli che afferiscono al valore immateriale che le imprese creano a vantaggio delle comunità e del sociale. Poi i tagli. Tra quelli realmente anti sprechi il ministro annuncia che nella Finanziaria ci sarà «una norma molto forte sul numero degli assessori, dei consiglieri comunali e provinciali, sarà una norma malthusiana». La sponda alle riforme arriva convinta anche da parte della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia che lancia l'ennesimo appello al governo a fare di tutto per sollecitare la crescita. «È arrivato il momento in cui il Paese deve cambiare marcia. Stare fermi, stare in una logica di inerzia non è una soluzione per il Paese».