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Pier Luigi sempre più stretto tra Casini e Di Pietro

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Daun lato i veti dell'Udc, e in qualche caso dell'Idv, su candidati non «graditi», dall'altro presidenti uscenti che non hanno alcuna intenzione di farsi da parte. È l'impasse davanti alla quale, in vista delle Regionali, si trova il Pd e che ha tenuto banco nella direzione del partito. E se a Pier Luigi Bersani non piacciono gli ultimatum dei centristi, Massimo D'Alema, in nome di alleanze vincenti, mette in campo l'ipotesi di «sacrifici del partito e di persone». Frase che, nei capannelli sulla terrazza di Sant'Andrea delle Fratte, viene riferita a due governatori: Nichi Vendola, sulla cui ricandidatura c'è il veto di Udc e Idv, e Mercedes Bresso, sulla quale pesa mancato appoggio dei centristi. Sarà, come insiste Bersani, che la «cifra» del Pd è la questione economico-sociale e da qui parte la mobilitazione di dicembre, alternativa al «No B-day» perché, ha messo in guardia il leader democratico, bisogna far «attenzione a non essere speculari tra un "Berlusconi no" e un "Berlusconi sì", perché questo è il terreno che lo stesso Berlusconi sta cercando». Ma è vero che è il voto di primavera è un passaggio cruciale, come evidenzia D'Alema in Direzione. È ormai noto che la partita si giocherà in alcune regioni dove l'Udc è l'ago della bilancia. Basta guardare i sondaggi in Puglia per capire fin dove ci si può spingere per vincere: Pd più Idv sono al 39%, il Pdl al 41% e l'Udc tra il 7% e il 9%. Bersani invita a non guardare ai sondaggi «perché ci mandano fuori strada», ma la realtà non dista molto dalle rilevazioni statistiche. Come dimostra anche l'atteggiamento sbrigativo dell'Udc, che chiede, per chiudere le intese, la "testa" di alcuni governatori, come Vendola o Bresso, pronti a candidarsi comunque e che, facendo leva sulla propria forza, hanno ottenuto il via libera dei vertici locali. In realtà la partita delle candidature e delle alleanze è ancora aperta e, proprio rispondendo ad una domanda sulla Puglia, Bersani ha chiarito che il Pd «ragiona fino all'ultimo per avvicinare le posizioni» con gli alleati. Ma la disponibilità ad intese non vuol dire che l'Udc chiede e il Pd esegue: «Rispondo amichevolmente a Casini: apprezziamo la disponibilità a alleanze, ma questo non vuol dire che il dove, il come ed il quando lo decide uno solo». Un passo in avanti, invece, sembra farlo D'Alema per il quale è prioritario che il Pd si muova «allargando il campo delle alleanze» anche se le regionali non saranno «il test di una nuova maggioranza». E siccome, aggiunge l'ex ministro degli Esteri, il Pdl si muove «con capacità di iniziativa e flessibilita», cercando di attrarre l'Udc, il Pd, se punta a vincere, non può essere da meno. Perciò «le ragioni delle alleanze» possono comportare «il sacrificio del partito o di persone». E il pensiero di quasi tutti in Direzione corre ai casi Piemonte e Puglia. La soluzione non c'è ma le voci che circolano si sprecano e, per quanto riguarda la Puglia, non si esclude che il Pd possa appoggiare la senatrice ex An e ora presidente del movimento "Io Sud" Adriana Poli Bortone, gradita all'Udc.

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