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Il Paese resta bloccato, ma Roma può volare

Aurelio Regina, Presidente Uir, e Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria

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Piedi per terra e testa tra le nuvole. Non c'è alcuna contraddizione. All'assemblea generale dell'Unione degli industriali e delle imprese di Roma il presidente Aurelio Regina non le manda a dire: «Bisogna ricominciare a sognare - spiega - Tornare ad alimentare l'anima dell'impresa: giovane, curiosa, ottimista, solidale, fantasiosa». Poi però avverte: «La vita pubblica del nostro Paese non può essere affrontata come una felliniana "prova d'orchestra", le istituzioni non possono essere il luogo di scontro fra tanti primi violini. Perché il concerto abbia successo sono necessarie armonia e consapevolezza del proprio ruolo».   Una stoccata alla politica che non riesce a decidere, che perde tempo e lo fa perdere a imprenditori e cittadini. Nella Capitale le cose vanno meglio: «A Roma vogliamo superare l'evanescenza di alcuni slogan autoreferenziali del passato, vogliamo fissare un metodo di lavoro che poggi sul concetto chiave di responsabilità». Sognare sì ma, appunto, con i piedi per terra. Sapendo, insiste Regina, che «ci sono opere indispensabili che devono adeguare in fretta lo standard di Roma al nuovo contesto mondiale». Innanzitutto l'aeroporto Leonardo da Vinci (non a caso l'assemblea si è svolta in un hangar di Fiumicino) che «grazie a un piano di investimenti per 3 miliardi e mezzo di euro diverrà un hub da 55 milioni di passeggeri in dieci anni e creerà 210 mila posti di lavoro». Ma i progetti di modernizzazione sono tanti e possono coniugare «il valore di una minore e di una migliore spesa pubblica con gli effetti virtuosi dell'innovazione». La mobilità è un punto centrale: «Abbiamo lavorato su una nuova proposta. L'abbiamo definita Sistema Infrastrutturale Romano Integrato, un nuovo grande raccordo stradale che collega la dorsale tirrenica (la Roma-Civitavecchia) con la dorsale appenninica (la Fiano-San Cesareo) e con due nuovi assi trasversali. A Nord la pedemontana di Bracciano e a Sud quella dei Castelli Romani, che si innesta a sua volta nel previsto corridoio tirrenico (la Roma-Latina). Una grande progettualità fisicamente più esterna rispetto al Gra, interamente finanziabile e realizzabile dal settore privato». Poi ci sono gli aeroporti di Viterbo e di business aviation dell'Urbe; i parchi a tema di Castel Romano e di Valmontone; i porti di Ostia e Fiumicino e la darsena traghetti del porto di Civitavecchia; lo scalo merci a San Lorenzo; il grande centro di logistica a Pomezia.   Opere già avviate che devono essere rapidamente completate anche in vista di due progetti-Paese strategici: l'Expo 2015 a Milano e le Olimpiadi del 2020, «per il cui svolgimento Roma si candida come sede naturale». C'è poi l'impegno per la rete digitale e la banda larga. La riqualificazione della città eterna è irrinunciabile. «Roma - dice Regina - ha un grande bisogno di investire nel recupero e nel risanamento del suo patrimonio: le strade, il verde, i palazzi». Infatti le cose che non funzionano sono parecchie: il trasporto pubblico «fra i meno efficienti d'Europa», il decoro «sul quale siamo ancora molto indietro», la deriva della spesa sanitaria «che sta penalizzando i cittadini e le imprese». Ancora stoccate alla politica: «Siamo stanchi di ascoltare richieste corporative alle quali corrispondono sempre promesse che, quasi mai, diventano realtà». Dal canto suo, il sindaco di Roma Alemanno ha assicurato che «il primo dicembre riconvocheremo la commissione Marzano e dopo le elezioni regionali gli Stati generali della società e dell'economia romana», ha rilanciato il progetto della pedonalizzazione del tridente e lo sviluppo del litorale. E se il numero uno della Provincia di Roma Zingaretti ha annunciato che entro la fine dell'anno ci saranno 250 aree wifi, il vicepresidente della Regione Lazio Montino ha voluto precisare: «La sanità è ancora malata, ma è uscita dalla terapia intensiva e sta facendo una cura riabilitativa». E la politica?  

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