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Bersani riparte da Pierre Carniti

Luigi Bersani

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Il suo motto è «nel partito c'è bisogno di tutti». Naturale quindi che Pier Luigi Bersani, nel dar vita all'organigramma del Pd, abbia cercato di non escludere nessuno. Ma proprio nessuno. Anche a costo di «riesumare» nomi che fanno già bella mostra di sé nei libri di storia. Certo nella segreteria, composta da 6 uomini e 6 donne, l'età media è di 41 anni, ma quando si dà uno sguardo ai presidenti dei forum (i vecchi dipartimenti ndr), la musica cambia decisamente. E comunque anche i «giovani» non sono proprio delle novità assolute visto che, tra gli altri, spiccano i più stretti collaboratori di Massimo D'Alema (Matteo Orfini), Enrico Letta (Marco Meloni) e Vincenzo Visco (Stefano Fassina). Il tutto senza dimenticare la ferrea lottizzazione degli organigrammi tra le varie correnti e il fatto che il coordinatore della segreteria sarà Maurizio Migliavacca. Uno che nella vita ha fatto il coordinatore della segreteria dei Democratici di Sinistra, nonché il responsabile organizzazione dei Ds e del Pd. Non è un caso, quindi, che Bersani parli di «giovani sperimentati» sottolineando come, attorno a loro, «c'è l'aiuto, se volete la protezione, di persone più esperte, perché c'è bisogno di tutti, ma la ruota deve girare». La domanda a questo punto sorge spontanea: da che parte? Già perché a scorrere l'elenco presentato ieri dal segretario sembra proprio che la ruota sia girata, ma all'indietro. Qualche esempio? Anzitutto la carica dei soliti noti. Piero Fassino si occuperà di Esteri, Paolo Gentiloni di Informazione e Tecnologia, Livia Turco di Immigrazione (Giorgio Napolitano, che con lei firmò una legge sul tema nel lontano 1998, era un po' impegnato a fare il presidente della Repubblica), Giuseppe Fioroni di Welfare. Due ex «giovani promesse» si occuperanno invece di Giustizia (Andrea Orlando già portavoce del Pd di Walter Veltroni e Dario Franceschini) e del Centro Studi (Gianni Cuperlo già segretario della Fgci nel 1988). Mai veri pezzi da novanta scendono in campo su Lavoro, Riforma del sistema radiotelevisivo, Riforma dello Stato. Di quest'ultimo aspetto si occuperà Luciano Violante «tornato di moda» dopo che la maggioranza ha detto di voler partire dalla bozza che porta il suo nome per riformare le istituzioni. La tv, invece, toccherà a Carlo Rognoni, classe 1942, ed ex membro del Cda Rai tra il 2005 e il 2008. Mentre per il Lavoro Bersani si è affidato all'usato sicuro puntando su Emilio Gabaglio. Ai troppo giovani che non sapessero chi è basterà citare un dato: è stato presidente delle Acli dal 1969 al 1972. Troppo vecchio? Tranquilli con lui collaborerà Pierre Carniti, classe 1936, segretario generale della Cisl dal 1979 al 1985. Il nuovo che avanza.

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