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Giustizia, la mossa del Pdl: Non punibile la corruzione "susseguente"

Giustizia, il testo sul processo breve arriva in Senato

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Modificare il reato di corruzione in atti giudiziari (art. 319 ter) così da specificare che è da ritenersi non punibile la corruzione "susseguente": cioè quando la promessa o la dazione di denaro è successiva all'atto compiuto per favorire o danneggiare una parte in un processo. Legge o emendamento al processo breve - Sarebbe questa - secondo quanto si è appreso in ambienti della maggioranza di governo - una delle ipotesi tecniche al vaglio del Pdl che potrebbe trasformarsi in una legge ad hoc o in un emendamento ad uno dei ddl all'esame del Senato, probabilmente anche quello che fissa a sei anni la durata massima dei processi. In questo modo uscirebbero dai rispettivi processi il premier Silvio Berlusconi e l'avvocato inglese David Mills, il primo imputato e il secondo condannato a 4 anni e sei mesi per corruzione in atti giudiziari. Il caso Mills - È proprio nelle motivazioni della sentenza di appello di Mills che - secondo quanto si è appreso - i tecnici del Pdl avrebbero trovato l'"appiglio" giusto per ipotizzare una modifica o una norma interpretativa al reato di corruzione in atti giudiziari. Nella sentenza della seconda sezione della Corte di Appello è stato scritto che quella di Mills sarebbe una corruzione "susseguente" (la promessa di 600mila dollari viene datata al 1999, mentre la dazione di denaro a febbraio 2000) e non "antecedente" alle testimonianze, ritenute false e reticenti, che l'avvocato inglese avrebbe reso tra il '97 e il '98 in due processi milanesi nell'intento di favorire Berlusconi. Interpretazioni diverse - Sulla punibilità della corruzione "susseguente" in atti giudiziari la Corte di Cassazione si è però espressa in modo non univoco e i tecnici del Pdl avrebbero passato in rassegna i precedenti anche nell'ultima riunione della Consulta della Giustizia. Nel 2006 la sentenza della Suprema Corte sul caso Imi-Sir, ad esempio, annullò la condanna di Felice Rovelli perchè, nonostante avesse pagato, non fu lui, ma il defunto padre Nino Rovelli, assieme a Cesare Previti, Attilio Pacifico, Giovanni Acampora e Vittorio Metta, a partecipare al "gioco di squadra" per assicurare ai Rovelli i mille miliardi di lire di risarcimento dell'Imi. Nel 2007, invece, nel caso di corruzione in atti giudiziari in cui rimase coinvolto il sostituto procuratore generale della Cassazione Vincenzo Maccarone, accusato di aver assicurato la positiva conclusione di un sequestro di quote azionarie della società "Giombini costruzioni", la Suprema Corte ritenne punibile anche la corruzione "susseguente". Visti i precedenti, il Pdl con una norma interpretativa ad hoc potrebbe sposare la giurisprudenza della Cassazione che risulterebbe più favorevole al caso Mills-Berlusconi.  

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