E l'Anm ci riprova: "Processi a rischio"
Secondo l'Anm con il disegno di legge sarà prescritto il 50% dei procedimenti pendenti a Roma Bologna e Torino; mentre a Firenze, Napoli e Palermo, l'estinzione riguarderà una percentuale di procedimenti compresa tra il 20 e il 30 per cento. «Eccoli, i numeri che il ministro ritiene che l'Anm non possieda» afferma il sindacato delle toghe in una nota. «Roma, Bologna e Torino oltre il 50%, Firenze, Napoli e Palermo tra il 20 ed il 30%: sono queste le percentuali dei procedimenti in fase di udienza preliminare e dei dibattimenti in primo grado già prescritti, o dei quali sarebbe imminente la prescrizione, in caso di entrata in vigore del disegno di legge sul processo breve». Dati con i quali, secondo l'Associazione Nazionale dei magistrati, «vengono smentite clamorosamente le rosee previsioni» del ministro Alfano, che alla Camera aveva parlato della prescrizione dell'1% dei procedimenti pendenti. La rilevazione è stata compiuta nei tribunali capoluogo dei maggiori distretti. E «sebbene si tratti dei primi dati comunicati dagli uffici giudiziari, essi sono calcolati su un campione particolarmente significativo e rappresentativo, perché provengono dai tribunali delle grandi città». «Ora — affermano il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini — ci aspettiamo una discussione serena ma informata, che si estenda anche alla legge Finanziaria e alle residue possibilità di prevedere risorse e stanziamenti adeguati al rilancio della giustizia». «Quel che non è possibile immaginare — concludono — è che giudici e pubblici ministeri, ma anche gli organi di polizia giudiziaria, possano continuare a svolgere serenamente e con impegno il proprio lavoro, sapendo che la metà della loro attività sfumerà certamente entro il primo grado di giudizio». Dura la replica del ministro Alfano: «Ma stiamo scherzando? L'Anm non giochi con le parole e neanche con i numeri e chiarisca bene i termini della questione. Credo che l'Anm sia incorsa in un clamoroso abbaglio: i procedimenti pendenti in Italia sono circa 3 milioni e 300 mila e il 50% fa oltre un milione e 600 mila. Appunto un clamoroso abbaglio».