Appalti e corruzione l'Aquila trema ancora
In manette un ex assessore regionale e l'amministratore delegato di Fira servizi
.L'operazione «Ground Zero», condotta dai Carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Pescara, è partita, come da canoni classici, alle prime luci dell'alba: arresti e perquisizioni e una laconica comunicazione che ha scatenato un vero e proprio tam tam. Sì, perché in questa storia, dal poco che si conosce, ci sono molti vuoti da riempire. E un tassello mancante, forse il più importante. Ma andiamo con ordine: un costruttore aquilano, Alido Venturi, ha avviato la realizzazione di un capannone su un terreno di proprietà, struttura che vuole mettere a profitto. Contatta un amico, Claudio D'Alesio, che lavora nel campo dell'intermediazione e che, intanto, porta un buon cliente, la Coop. Si firma il preliminare, ma ci sono anche polemiche. Il terremoto taglia la testa al toro e ferma tutto. A giugno si firma la convenzione con il Comune dell'Aquila, in attesa degli adeguamenti sismici. Nel frattempo, D'Alesio avvia una serie di contatti: uno è con la Asl che ha interesse a far rientrare gli uffici trasferiti ad Avezzano dopo il sisma. L'ipotesi prende forma, tanto che il manager dell'epoca, Roberto Marzetti, scrive una lettera all'assessore alla Sanità della Regione, Lanfranco Venturoni, per chiedere che vengano fatti i passi conseguenti, ma non se ne sa più nulla, almeno ufficialmente. In questo il ruolo di Italo Mileti sarebbe quello del consulente ben introdotto, dell'uomo che ha «lavorato» con e nella politica e sa quindi quali pedine muovere. Fin qui i fatti dietro cui, secondo il giudice per le indagini preliminari Luca De Ninis, che ha accolto le richieste del pm Gennaro Varone, si nasconde l'intento di pilotare un appalto da quindici milioni di euro, parte di quei cinquanta che la Asl dell'Aquila ha ricevuto come finanziamenti per la ricostruzione. Una bella fetta di torta. La giornata di ieri è stata tesissima e le magre informazioni (i capi d'accusa sono di un'essenzialità estrema) hanno provocato il fiorire di una serie di «link» allo stato puramente sibillini. «Si tratta di un travisamento che la Procura ha operato su fatti veri, platealmente veri, ma in cui non è configurabile alcun tipo di reato — afferma il difensore di Mileti e D'Alesio, l'avvocato Giuseppe Cichella — persuaderemo chi di dovere che forse bisogna dare una lettura diversa a certi fatti». In una parola lobbying. Indagato per corruzione l'imprenditore Alido Venturi: «Non si comprende in che cosa sarebbe aggiustata la gara in relazione a un immobile non ancora costruito — afferma l'avvocato Massimo Carosi — l'oggetto di una corruttela monca». Già, il tassello mancante è proprio quello: il pubblico ufficiale «terminale» di tutta la vicenda. Insomma, se c'è, il corrotto chi è?