Politici e sportivi dietro gli omissis
Video girati con il cellulare, foto scattate durante incontri sessuali, messaggi da un telefonino all'altro per fissare appuntamenti, tanti «omissis» negli atti dell'inchiesta e le dichiarazioni dei trans. Tutti questi elementi potrebbero contenere nomi e cognomi di presunti clienti vip delle trans che lavorano e vivono nella zona della Cassia. Poi ci sono i «non ricordo» dei brasiliani interrogati, e i «non posso dire nulla». Dal giorno dell'arresto dei quattro carabinieri accusati di aver cercato di mettere a segno una presunta estorsione ai danni del presidente della Regione Piero Marrazzo, è stato un tam tam di nomi di vip che avrebbero avuto incontri hard con i transessuali nell'abitazione di via Gradoli e in alcuni mini-appartamenti in via Due Ponti. Nei giorni successivi alle dimissioni del governatore del Lazio sono stati gli stessi brasiliani ascoltati dai carabinieri del Ros a cominciare a far circolare i nomi dei loro clienti più famosi. Hanno parlato di politici e di giornalisti, di uomini del mondo dello spettacolo e in alcuni casi anche di donne che lavorano nel piccolo schermo e di sportivi di serie A e di Eccellenza. Contemporaneamente negli atti dell'inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli, sono apparsi «omissis». E in quelle ore le stesse transessuali hanno iniziato a parlare dell'esistenza di un secondo video scandaloso che ritraeva Marrazzo, del quale non c'è ancora alcuna traccia, e di fotografie di politici e di personaggi pubblici conservate nel computer del trans Brenda, ora in mano agli investigatori dopo l'incendio nella sua piccola abitazione in via Due Ponti 180. Dalle loro abitazioni, i transessuali avrebbero usato anche siti internet per inserire i propri annunci a luci rosse, per chattare con potenziali clienti: anche da qui potrebbero emergere elementi utili alle indagini. Esiste, inoltre, un verbale di fine ottobre, che fa riferimento alle dichiarazioni di Natalie, il transessuale che era in casa con Marrazzo il 3 luglio scorso, giorno in cui sono entrati in casa i due carabinieri indagati, nel quale ci sono molti «omissis», che probabilmente potrebbero coprire informazioni su altri clienti e altre circostanze che il transessuale ha deciso di verbalizzare davanti agli investigatori che indagano sul comportamento dei quattro carabinieri della Compagnia Trionfale. Si potrebbe trattare anche di rapine messe a segno ai danni di transessuali nei mesi precedenti all'arresto dei militari, come di possibili ricatti organizzati contro altri personaggi famosi. Fino ad oggi, però, nei confronti dei carabinieri non sono stati contestati altri reati oltre a quelli ipotizzati il giorno del loro arresto: durante l'udienza davanti ai giudici del Riesame, che hanno messo in libertà un carabiniere e ai domiciliari un collega, non sono state presentate nuove contestazioni. «Questa è una storia indegna dell'Italia, serve verità e se c'è una lista di politici, che venga allo scoperto, perché le trans, non dimentichiamolo, sono esseri umani che hanno paura», ha detto due giorni fa Imma Battalia, presidente di Gayproject. Sul video girato il 3 luglio è stato più volte tirato in ballo il pusher morto in un albergo sulla via Salaria, Gianguarino Cafasso. Secondo i militari indagati è stato lui a girare il filmato, circostanza che ancora non ha però convinto gli inquirenti.