I genitori del pusher Cafasso "L'hanno ucciso, aveva paura"
«L'hanno chiamato pusher e pappone, anzi il pappone dei trans di Roma nord, l'hanno dipinto come il grande ricattatore di Marrazzo, invece il mio Gianguerino è morto come un cane a 36 anni il 12 settembre in una squallida camera d'albergo, ma pochi giorni prima mi aveva detto che aveva paura...Altro che overdose, l'hanno ammazzato. Eppure nessuno in tutti questi mesi è venuto mai a parlare con noi». Lo ha affermato al «Corriere della Sera» Pasquale Cafasso, padre di Gianguerino, l'uomo che secondo i carabinieri coinvolti nel caso Marrazzo girò il filmato di quanto avveniva nell'appartamento di via Gradoli morto a settembre. «Hanno anche detto che era un confidente dei carabinieri arrestati - ha continuato Pasquale Cafasso - macché confidente. Poco tempo prima che lo trovassero morto, mi raccontò che voleva lasciare il suo appartamento in affitto a Roma perché li dentro accadevano cose strane cose, lui fava il guardiano in una fabbrica con la sua compagna che faceva le pulizie, noi sapevamo che si chiamava Jennifer, ma ignoravamo che fosse un trans. Mio figlio diceva che quando tornava la sera trovava le cose spostate, una volta le camicie nell'armadio, un'altra gli oggetti personali, anche il mobilio. Diceva: papà, io devo andarmene non mi sento al sicuro...». Poi ha parlato anche la madre di Giuanguerino: «Si è parlato tanto dei video di Marrazzo, ma mio figlio non aveva il videotelefonino perché gli dicevo sempre: ti posso mandare le foto dei nipotini? Ma lui diceva di no perché il videotelefonino non ce l'aveva». «Era un ragazzone di 120 chili - ha concluso - che viveva per per gli altri, altro che pusher e pappone».