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Giustizia, Berlusconi prepara la grande Riforma

Il premier Silvio Berlusconi

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La telefonata di convocazione per tutti è arrivata mercoledì pomeriggio. In un clima ancora teso, serviva un'occasione di confronto. Detto fatto. Berlusconi convoca a pranzo lo stato maggiore del Pdl. Sul tavolo il tema è sempre uno: la giustizia. Tre giorni fa dalla segreteria del presidente del Consiglio partono le telefonate: capigruppo Pdl (senza questa volta i vice e quindi Italo Bocchino e Gaetano Quagliariello), coordinatori nazionali, i ministri Alfano e Scajola, il legale del premier Niccolò Ghedini. Oltre ad un pool di tecnici chiamati proprio ad esprimersi su alcuni quesiti giuridici. Tutti convocati per un pranzo di lavoro a Palazzo Grazioli. Non si è parlato d'altro: niente regionali (altro tema cloù del momento), niente finanziaria. Niente. Solo Giustizia. Berlusconi continua ad essere «amareggiato» per come la partita è stata condotta dall'alleato Fini. Motivo per cui il rapporto tra i due non è ancora del tutto disteso. Anzi, come spiega un alto esponente del Pdl «in superfice l'acqua è calma. Ma sotto sotto ci sono correnti gelide e vorticose». L'idea di una riunione di venerdì, poco prima della sua partenza per Gedda, in Arabia Saudita, nasce dal desiderio del Cavaliere, espresso più volte ai suoi ospiti, di «trovare un'intesa» senza strappi nella maggioranza. Anche perché - come ripetono un po' tutti nel Pdl - una crisi di governo in questo momento non serve a nessuno. Berlusconi, che qualcuno dei partecipanti al pranzo descrive «di ottimo umore», avrebbe chiesto a tutti delle garanzie sulle strade da seguire per sbrogliare la matassa giustizia. Ma come? Qualche ipotesi sul tappeto ci sarebbe già. Innanzitutto, il ddl sul "processo breve", presentato la scorsa settimana in Senato dal presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri. Si andrà avanti con l'iter parlamentare: entro Natale dovrebbe uscire dal Senato, per febbraio dalla Camera. Ci sono però quelle righe spinose su incensurati e immigrazione, quest'ultima inserita nel testo durante la notte dai tecnici e su cui il presidente Fini, attraverso i suoi fedelissimi, ha avuto più volte da ridire. Si legge nel testo: le disposizioni sul processo breve «non si applicano per i reati legati all'immigrazione» (così come chiesto dalla Lega). Sin da subito tutta l'area finiana ha fatto muro, evidenziando come questa non facesse parte dell'accordo iniziale tra il premier e l'inquilino di Montecitorio. Se le obiezioni dovessero continuare, ecco una possibile soluzione: interpellare e far decidere il partito. A quanto sembra, infatti, la palla potrebbe passare per un parere alla Consulta Affari Costituzionali del Pdl, presieduta da Carlo Vizzini. E, poi direttamente dall'Ufficio di presidenza di via dell'Umiltà. C'è poi un altro filone, sempre sulla giustizia, su cui Berlusconi intendere procedere. Anzi, lo rilancia in un messaggio inviato al congresso nazionale dell'Avvocatura: «È indispensabile una riforma costituzionale della giustizia che porrà in condizioni di effettiva parità l'accusa e la difesa nel processo». Dunque, resta in piedi l'idea del disegno di legge costituzionale, che ingloberà il lodo Alfano, da presentare all'inizio dell'anno prossimo e che occuperà grande parte del lavoro parlamentare del 2010. La maggioranza dovrà fare i conti con le barricate che l'opposizione si prepara ad alzare. Sull'eventualità di un diaologo tra gli schieramenti Berlusconi si dice "scettico". «Perché - avrebbe detto ieri - loro pensano a rimettere insieme tutta la sinistra. Noi ci proveremo a lavorare con loro sulle riforme, ma le speranze sono davvero poche». Un punto su cui tutti si sono detti d'accordo. Tutto è rinviato all'Ufficio di presidenza del partito, in programma giovedì prossimo: sul tappeto la giustizia, appunto, e forse il puzzle dei nomi da spendere per le regionali. «Una riunione - riferisce Ignazio La Russa - che inciderà sicuramente sulla riforma della giustizia, perchè quello che incide avviene nelle riunioni di partito». Appunto.

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