Caro Silvio guarda di più al Quirinale
Il Tempo, che ha il merito di non aver mai soffiato sul fuoco delle polemiche, lo sta già facendo fornendo chiarezze nella speranza che Berlusconi smetta di ascoltare i cattivi consigli dei suoi amici. Il riferimento non è ai soli avvocati che lo difendono e che egli ha innalzato a consiglieri giuridici senza rendersi conto che tra i due ruoli c'è un abisso incolmabile. Chi fa per mestiere il difensore, sforna solo riforme della giustizia che, pur sacrosante, sono viziate dall'intento di difendere il proprio cliente. Con l'effetto di bloccarle e di porre il Premier in cattiva luce. Né mi riferisco solo alla c.d. stampa amica la quale, a forza di gridare al lupo, al lupo! o a suggerire la soluzione finale dello scioglimento anticipato, rafforza il clima di instabilità politica e spinge alla contrapposizione con il Capo dello Stato. Suvvia! Non è pacifico che l'instabilità rafforza l'opposizione? L'attuale governo, che ha tutti i requisiti per essere il più stabile e il più costruttivo della storia della Repubblica italiana dopo De Gasperi, ha proprio l'interesse contrario, ossia di andare avanti in pace col suo programma. Mi rivolgo piuttosto al premier in persona affinché ragioni con la propria testa e capisca che non siamo più nel 1994 e che tutte le condizioni oggettive sono cambiate. Sono passati quindici anni dalla tragedia-farsa dell'avviso di garanzia fatto diffondere al G7 di Napoli e alla conseguente caduta del Berlusconi I. Egli è stato rieletto ben due volte dopo tanti rinvii a giudizio e processi paralleli che lo hanno indirettamente condannato. Ciò a riprova che persino un'eventuale condanna di primo grado è quasi irrilevante sul piano politico. Anche perché il livello di credibilità della magistratura è sceso, a causa di alcuni suoi componenti politicizzati, a livelli mai visti. Ma ciò che più conta è che non c'è più Scalfaro al Quirinale, bensì, un uomo delle istituzioni, attento a che il suo ruolo di garanzia non intersechi l'azione del governo se non per il rispetto di un'interpretazione neutrale e non condizionata dalle tradizionali versioni di sinistra della Costituzione. Imperdonabile è, dunque, l'errore compiuto da Berlusconi ogni qual volta ha criticato il Presidente o ha richiamato la sua origine comunista. Nessun fidato consigliere gli ha chiarito che tra i valori cari all'attuale inquilino del Quirinale, c'è quello della stabilità dell'esecutivo. Così, come il Governo Prodi è stato fatto sopravvivere per due anni, sebbene fondato su una maggioranza quasi inesistente, ancor più si vede nell'azione di Napolitano il valore che egli dà alla stabilità dell'attuale governo. Solo così può spiegarsi l'inutilità di sbandierare l'anticipato scioglimento delle Camere, pur in presenza di una perdurante funzionalità del governo, essendo ad oggi indigeribile uno scioglimento a tutela del premier. Rientra d'altronde nel ruolo presidenziale fare operare l'attuale governo che, grazie al forte appoggio elettorale, è l'unico sul quale si può contare per produrre le necessarie riforme. E non deve sorprendere che il Quirinale tifi per le larghe intese; questa è la logica democratica che è chiarita dagli altri interventi di Napolitano. Questi ha detto a chiare lettere che le riforme sono assolutamente necessarie e le linee di riforma che egli indica non sono molto distanti da quelle della grande riforma del centrodestra del 2005. Anche sulla riforma giudiziaria le sue indicazioni sono chiare. Ricordi Berlusconi che, con grande coraggio, il nostro Presidente ha già più volte richiamato la magistratura in ragione dei suoi straripamenti. Non è da escludere che questo equilibrato e chiaro atteggiamento del Capo dello Stato abbia avuto influenza sulla opposizione più moderata e sia tra le cause dell'attuale schiarita politica.