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Alfano: "No alle riforme sotto dettatura dei magistrati"

Il ministro della giustizia Angelino Alfano

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Davanti a una platea che più volte lo ha interrotto con applausi, il Guardasigilli ha ribadito il «no a riforme della giustizia dettate dall'Associazione nazionale magistrati, anche perchè la pagina rimarrebbe bianca perchè non vogliono il cambiamento» e ha promesso il suo impegno per dare il rango costituzionale che ha la magistratura. Alla conferenza sono arrivati anche i messaggi del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del presidente della Camera Gianfranco Fini, e del premier Silvio Berlusconi. Il presidente del Senato, Renato Schifani, è invece intervenuto di persona. Alfano ha detto, a proposito della riforma della professione forense approvata nel primo passaggio dalla commissione Giustizia del Senato, che «finalmente diventerà legge una riforma proposta da chi esercita la professione ed è una cosa buona perchè ritengo che le riforme non si possono fare contro le professioni stesse». Il Guardasigilli ha spiegato che il "cuore" della riforma consiste nel fatto che «l'avvocatura non sarà più considerata l'unica strada da intraprendere per i laureati in legge che non hanno altri sbocchi lavorativi». Con uno sguardo all'Europa, il ministro ha esortato a non subire «l'aggressione degli studi stranieri che vogliono impossessarsi del nostro mercato legale» e ha invitato ad «aprire studi all'estero con l'appoggio delle nostre sedi consolari e sulla scia delle imprese che esportano». Ha poi garantito che il governo «non vuole mettere i pm sotto il controllo dell'esecutivo, perchè questo sarebbe in futuro pericoloso: oggi c'è una maggioranza liberale garantista, ma domani chissà...». Per quanto riguarda la parità tra accusa e difesa, il Guardasigilli auspica che il pm «diventi l'avvocato dell'accusa al quale si contrappone l'avvocato del cittadino: la bilancia della giustizia è in equilibrio solo quando i due piatti sono sullo stesso livello».

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