Ue, i socialisti silurano D'Alema
Massimo D'Alema non sarà il commissario per gli affari esteri della Ue, la nuova figura istituita dal Trattato di Lisbona. Contro di lui, anche se sostenuto da tutto il governo italiano, hanno «congiurato» una serie di fattori: i laburisti inglesi che, una volta vista l'impossibilità di sostenere Tony Blair alla presidenza Ue hanno ripiegato su un loro candidato a quella poltrona, e la necessità, per l'Unione, di trovare un posto per una donna in un governo troppo maschile. A questo si è sommato il fatto che il Pse, nonostante le grandi dichiarazioni a favore dell'ex ministro degli esteri italiano, in realtà ha sempre «manovrato» in un'altra direzione. Un segnale di poca stima verso Massimo D'Alema ma anche verso il centrosinistra italiano che, evidentemente, conta assai poco nella famiglia dei socialisti europei. Se infatti il governo si è «speso» moltissimo per sostenere il nostro candidato, dal Pd, a livello europeo, è arrivato pochissimo sostegno. Così dalla riunione di ieri del gruppo dei socialisti europei, è uscito, per la carica di Mr Pesc, il nome di Catherine Ashton, ex speaker della Camera, ex ministro degli Affari sociali, attuale commissario Ue al Commercio e baronessa di Upholland. Contemporaneamente per la poltrona di presidente stabile della Ue è stato deciso il nome del premier belga Herman Van Rompuy. La decisione del premier inglese Gordon Brown di sostenere la Ashton e di rinunciare a Blair è arrivata al termine della riunione informale dei leader socialisti che ha preceduto il vertice. «Nel momento in cui è parso chiaro in quella riunione che in ragione di diverse considerazioni politiche e di diverse opinioni» la candidatura di Blair non avrebbe avuto il sostegno necessario, allora - ha spiegato il portavoce - «Brown ha deciso di proporre Catherine Ashton per la carica di Alto rappresentante per gli affari esteri». Ma la mancata nomina di D'Alema ha anche innescato una polemica tra il presidente del Gruppo Socialista e Democratico al Parlamento Europeo, Martin Schulz e l'Italia. La «candidatura del presidente D'Alema — ha detto Schulz — purtroppo, ha dovuto confrontarsi con quella proposta da un membro del Consiglio europeo che fa parte della famiglia socialista e con un non fattivo attivismo del governo italiano». Mentre Silvio Berlusconi ha lasciato il summit europeo senza parlare la replica è arrivata dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «L'ultima dichiarazione di Martin Schulz lascia sbalorditi anche perché è stata preceduta da un'altra che affermava "D'Alema è un eccellente candidato ma ha un problema, è il candidato di un governo non socialista"». «Ora è evidente che Schulz è in uno stato di confusione mentale e politico per le contraddizioni interne al Pse — ha concluso Cicchitto — Il suo tentativo di riversare sul governo italiano responsabilità che esso non ha dimostra anche che purtroppo il Pse attraversa uno stato di crisi così marcato da avere un capogruppo di basso livello».