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Riparte il pressing su Lula la via di fuga è l'asilo umanitario

Cesare Battisti

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Battisti confida tutto nel presidente Lula. La sentenza del Supremo tribunale non se l'aspettava e ora il terrorista giocherà altre carte per eviatre l'estradizione. L'ultima decisione tocca infatti al presidente che fino a marzo sarà nei pieni poteri, poi inizierà il semestre bianco prima delle elezioni presidenziali di fine anno. Le pressioni su Lula sono forti e vengono dal suo partito che vanta un passato guerrigliero e rivouzionario. Lula potrebbe decidere di lasciare Cesare Battisti in Brasile, ma per «ragioni umanitarie», non cioè sulla base dell'asilo politico concesso a gennaio dal ministro della giustizia, Tarso Genro. Dopo il via libera all'estradizione deciso dal Supremo Tribunal Federal, «il governo sta studiando una soluzione diplomatica e giudiziaria» sulla questione. I parlamentari che l'altro girono hanno fatto visita a Battisti hanno già iniziato una campagna per risolvere il caso Battisti in modo favorevole al terrorista. Ma Lula deve fare i conti anche con quella parte del Brasile che vuole che Battisti sia rimandato in Italia. In questo senso si sono espressi il vice presidente della Repubblica, Josè Alencar e il presidente del Senato brasiliano ed ex capo dello Stato, Josè Sarney. «Ero in viaggio e non ho seguito l'udienza di Brasilia ma mi aspettavo che la decisione della Corte fosse proprio questa», ha detto Alencar in un'intervista ad una radio locale. «Sulla base di quanto ho visto, ho i miei dubbi sul fatto che quelli di Battisti siano stati crimini politici. Credo siano invece crimini comuni», ha osservato da parte sua Sarney. «Dopo la decisione presa dal Supremo Tribunal Federal e tenendo conto della domanda di estradizione dell'Italia, credo che tale richiesta debba essere accolta», ha detto Sarney, ex presidente del paese (tra il 1985 e il 1990) ed esponente del Pmdb (centro-destra, alleato chiave di Lula nel governo). Anche il presidente emerito Francesco Cossiga è convinto che il presidente barsiliano si trovi in un momento di grande imbarazzo. Ma già si intravede la nuova strategia di Cesare Battisti. È il fratello Domenico che vive nei pressi di Grosseto a spiegare che il fratello fare di tutto per non tornare. «Cesare vivo in Italia non ci rientra, me l'ha detto l'ultima volta che l'ho sentito, un mese fa. Ritorneranno le polveri, perchè si farà cremare». Quindi ha sottolineato: «Mio fratello è innocente e un innocente deve stare fuori, non in galera - ha aggiunto Domenico Battisti - Da una famiglia come la nostra non poteva uscire un assassino. Lula sa quello che fa». Battisti perde pezzi anche tra quella lobby di intellettuali sessantotini che lo hanno sempre aiutato. Il capogruppo dei Verdi all'Europarlamento Daniel Cohn Bendit, leader della protesta del maggio francese si detto «a favore dell'estradizione di Cesare Battisti ma vorrei che venisse riaperto un nuovo processo in Italia affinchè lui abbia la possibilità di difendersi». Con la clausola che sia riaperto il processo. Fiducioso su quanto Lula deciderà è il ministro La Russa: «Il presidente brasiliano Lula ha dichiarato, o quanto meno ha fatto capire, che si sarebbe attenuto alla sentenza della Corte. Personalmente, non ho dubbi».

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