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Parigi, Ginevra e Brasilia nascondono 140 terroristi

Cesare Battisti

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Alcuni come Alessio Casimirri, il brigatista del commando che rapì e uccise Aldo Moro, l'hanno fatta definitivamente franca: ottenuta la cittadinanza del Paese extraeuropeo dove sono fuggiti (Casimirri è nicaraguense a tutti gli effetti e gestisce un noto ristorante sulla costa), sono diventati non più estradabili in Italia. Molti altri, per lo più esponenti dell'eversione «rossa», hanno trovato rifugio in Francia, forti della promessa dell'ex presidente Francois Mitterand che nel 1985 assicurò il «riparo da ogni sanzione di estradizione» a quegli italiani accusati di aver partecipato ad azioni terroristiche se avessero rotto con il passato e avessero iniziato una nuova vita inserendosi nella società francese. La lista di terroristi o ex terroristi come Cesare Battisti, fuggiti dall'Italia negli anni Ottanta e Novanta, è composta da un elenco di circa 140 nomi. Nel frattempo, però, gli anni sono passati e per alcuni sono caduti in prescrizione i reati per i quali erano stati condannati dalla giustizia italiana, come è stato per l'ex leader di Potere Operaio, Oreste Scalzone, per il quale la latitanza è finita un paio di anni fa.  Dai numeri emergono due date che sono i punti di svolta rispetto alla «dottrina Mitterand»: il 2002 e il 2008. Nell'agosto di sette anni fa Paolo Persichetti, ex militante dell'Unione comunisti combattenti, viene estradato dalla Francia, convinta a consegnarlo alle autorità italiane per il sospetto di un suo coinvolgimento nel delitto di Marco Biagi. Quando nel 2002 a Roma e a Parigi si insediano due governi di destra, i terroristi rifugiati in Francia cominciano a temere: è dell'ottobre di quell'anno l'accordo tra il ministro della Giustizia Roberto Castelli e il suo omologo Jacques Perben per la riconsegna all'Italia di una dozzina di terroristi. Nell'elenco figurano Cesare Battisti, arrestato dalle autorità francesi nel 2004 e poi fuggito in Brasile alla vigilia della decisione del Consiglio di Stato sulla sua estradizione, e la br Marina Petrella, condannata all'ergastolo. Il 2008 è però l'anno che scompiglia nuovamente lo scenario: il presidente francese Nicolas Sarkozy decide la revoca dell'estradizione della Petrella. Da allora - fanno sapere al ministero della Giustizia - la lista dei terroristi di cui l'Italia ha chiesto l'estradizione è ferma lì, in attesa di risposte. In quell'elenco ci sono i nomi di: gli ex Br Enrico Villimburgo e Roberta Cappelli, condannati all'ergastolo per diversi omicidi; gli ex Br Giovanni Alimonti e Maurizio di Marzio, condannati rispettivamente a 22 e 15 anni per una serie di attentati che hanno provocato morti; l'ex Br Enzo Calvitti, condannato a 21; Vincenzo Spanò, ritenuto uno dei leder dei Comitati organizzati per la liberazione proletaria (Colp); Massimo Carfora, membro dei Colp, condannato allergastolo; Walter Grecchi condannato a 14 anni; Giovanni Vegliacasa; Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni di carcere assieme a Sofri e Bompressi per l'omicidio del commissario Calabresi, è latitante dal 2000. In terra francese ci sarebbero anche personaggi come Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, sospettate di contatti con le nuove Br; Sergio Tornaghi, legato alla colonna milanese delle Br «Walter Alasia». Altre destinazioni frequenti dei latitanti sono Sud e Centro America: in Nicaragua, oltre a Casimirri, ha trovato rifugio anche Manlio Grillo. Il suo ex compagno di Potere Operaio, Achille Lollo, vive invece indisturbato in Brasile. Non estradabile perchè divenuto cittadino svizzero il br Alvaro Lojacono, condannato all'ergastolo per il delitto Moro, così come la cittadinanza giapponese ha reso impossibile all'Italia ottenere Delfo Zorzi, condannato in primo grado all'ergastolo per la strage di Piazza Fontana e poi assolto in appello.

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