Alfano smonta le critiche: «Il processo breve estingue l'1% dei procedimenti»
AllaCamera il ministro della Giustizia Angelino Alfano fornisce la prima stima provvisoria degli effetti del provvedimento. E subito si scatena la polemica, con l'Associazione nazionale magistrati che parla di «previsione troppo ottimistica e prematura», il Pd che accusa il ministro di «dare i numeri» e l'Italia dei valori che accusa il ministro di mentire e lo invita a smettere di «fare l'avvocato di Silvio Berlusconi». La maggioranza replica attaccando l'opposizione e soprattutto il sindacato delle toghe e giudicando le loro critiche «irrispettose» del Parlamento. Il Guardasigilli risponde al question time a interrogazioni dell'Idv e del Pd sull'impatto del provvedimento. Chiarisce subito che si tratta di una prima stima «senza pretese di definitività», visto che dal numero complessivo dei procedimenti pendenti da oltre due anni (94.000 su 391.917) andrà, tra l'altro, sottratto il dato dei processi relativi ai recidivi e ai reati esclusi dal provvedimento. Un calcolo complesso a cui sta lavorando con un'indagine a campione il Csm con la «collaborazione» del ministero. Fatte queste premesse Alfano parla di una «percentuale collocata intorno all'1% del totale dei procedimenti penali pendenti oggi in Italia ,senza calcolare naturalmente l'incidenza delle assoluzioni», ed esprime la sua «sorpresa» per chi aveva parlato di catastrofe. Il ministro difende a spada tratta la riforma, spiegando che tra i suoi obiettivi c'è risparmiare soldi e personale per i processi che oggi vengono «inutilmente celebrati» («170mila ogni anno») perché si concludono con la prescrizione. Quindi assicura che «tutti gli spunti che arriveranno in Parlamento per il miglioramento del testo saranno accolti», anche «se il governo resta convinto che sei anni per un processo penale è un tempo sufficiente».