Abbiamo chiesto rispetto.
L'hachiesta l'opinione pubblica, l'hanno chiesta le Istituzioni italiane, l'ha chiesta l'Europa. Giustizia per le vittime, rispetto per il dolore delle famiglie. E ancora, rispetto per una sentenza emessa legittimamente dal nostro Paese, quel rispetto che Battisti non ha mai mostrato né per la vita, né tanto meno per la morte. In questi anni ci siamo battuti affinché chi non c'è più, le tante vite distrutte non venissero offese da un uomo che ha fatto della latitanza e della vigliaccheria uno stile di vita, nascondendosi con arroganza dietro la maschera di presunto perseguitato per motivi ideologici. Ma c'è anche chi ha ritenuto che fosse giusto concedere ad un assassino la possibilità di rifarsi una nuova vita non pagando il suo debito con la legge; chi ha solidarizzato e manifestato in suo favore; chi gli ha concesso l'inaccettabile privilegio dello status di rifugiato politico. Molti hanno tentato di trasformare questa vicenda in una battaglia politica o in un caso diplomatico internazionale. Ma la decisione del Tribunale supremo federale ne ha finalmente sancito i contorni: Battisti è un delinquente comune, si è macchiato di crimini cruenti commessi in maniera premeditata, senza nessuna attenuante politica. Questa è stata la chiave di lettura giuridica decisiva. Chissà cosa avrà pensato Battisti quando gli è stato comunicato che ormai nessuno più credeva alle sue storie farneticanti e chissà se almeno per un attimo i suoi pensieri sono stati per le sue vittime: Alessandro Santoro, Pierluigi Torregiani, Lino Sabbadin, Andrea Campagna. O forse il «romanziere» dal ghigno beffardo avrà rimuginato su chi invece per il momento l'ha fatta franca, come Achille Lollo, condannato per la strage di Primavalle, e che indisturbato fa il giornalista in Brasile. È ancora lunga la lista dei terroristi italiani in fuga, che devono pagare il loro conto con la giustizia. Su questo chiediamo al Governo Italiano di proseguire nel suo impegno. Ma oggi non possiamo non esprimere la nostra soddisfazione perché con questo pronunciamento si è riaffermato il principio della legalità nelle relazioni internazionali, è stato ascoltato l'appello dell'Europa, è stata data una risposta di giustizia alle vittime e alle loro famiglie. La parola fine non è stata ancora posta su questa triste storia: al Presidente Lula il compito di scriverla come sancito dal Tribunale supremo. Confidiamo nel buon senso del Presidente brasiliano, perché non reclamiamo vendetta ma solo giustizia e rispetto. * Vice Presidente del Parlamento europeo