Taglio a consiglieri e assessori Addio a quarantamila poltrone
E che la sforbiciata abbia inizio. Era da tempo che il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, l'aveva promesso e oggi finalmente il disegno di legge sul riordino degli enti locali approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Un provvedimento, che, se trovasse anche il voto favorevole del Parlamento, costringerebbe, entro due anni dalla sua approvazione, più di quarantamila politici tra consiglieri provinciali, comunali e circoscrizionali, a fare i bagagli e lasciare i loro incarichi. E se la parola d'ordine è "tagliare" allora perché non prevedere, oltre alla razionalizzazione delle Province e dei Consorzi di bonifica, anche il riordino delle Prefetture e la soppressione del difensore civico comunale, delle Comunità montane e isolane, dei Consorzi tra enti locali e dei bacini imbriferi montani? Basta scorrere gli articoli del disegno di legge per capire cosa accadrà. Il quindicesimo per esempio impone l'accorpamento delle Prefetture per consentire gli «obiettivi di riduzione del 25% degli oneri amministrativi, entro il 2012, nell'ambito della Strategia di Lisbona». Ma sono gli articoli dal 16 al 19 ad annunciare lo sfrondamento più radicale di sprechi che gravano sui bilanci dello Stato. Si parte dalla soppressione dei difensori civici comunali, concedendo la possibilità di nominarli solamente alle Province. Un'idea che non piace all'avvocato Massimo Pecori, ultimo difensore civico di Vicenza: «Istituirli presso la Provincia è utile solo per i piccoli comuni che non possono permettersi il costo di un difensore civico. Ma per le grandi città, dove maggiori sono le istanze, il doversi appoggiare alla Provincia, rischia di trasformarsi in un disservizio». Ma non è finita qui. Tagli ancora più drastici li riporta l'articolo 17 titolato soppressione delle Comunità montane e isolane. Via 218 delle 356 attualmente istituite. E con loro ad andarsene, entro un'anno dall'entrata in vigore della «Carta» ci saranno anche undicimila membri dei consigli. Per non parlare di quello che aspetterà alle circoscrizioni comunali o consigli di zona che dir si voglia. Una formalizzazione di una norma già contenuta nel decreto "milleproroghe" del 2008 che prevedeva già per i Comuni con popolazione inferiore a 100.000 abitanti il divieto di articolare il territorio in circoscrizioni. Un ulteriore alleggerimento delle spese sostenute dallo Stato per i gettoni di presenza dei consiglieri. E così Como, Gorizia, Lucca, Ascoli Piceno, L'Aquila, Lecce, Avellino e Crotone e molte altre, potranno eliminare le loro circoscrizioni. Addio quindi a 4.785 consiglieri dei 6.538 che attualmente sono in carica. Infine l'ultimo grande taglio, e sicuramente anche il più influente dal punto di vista economico, riguarda la composizione dei Consigli comunali e provinciali. E i numeri parlano da soli. Attualmente in Italia a sedere nei vari parlamenti territoriali ci sono quasi centomila politici (95.118 a livello comunale e 2.548 in quello provinciale. Di questi, se dovesse passare la riforma, ne rimarrebbero 60.226 nei vari Comuni e 1.866 nelle Province. Conseguentemente anche gli assessori risentiranno dei tagli: i 23.527 dei Comuni diventeranno 20.453 e quelli provinciali passeranno da 742 a 446. Intanto ieri i rappresentanti delle Regioni, dell'Anci (Associazioni nazionali comuni italiani), dell'Upi (Unione province italiane) e dell'Uncem (Unione comunità montane) hanno partecipando ad una conferenza indetta al ministero degli Affari regionali, alla quale hanno partecipato anche i ministri Raffaele Fitto e Roberto Calderoli. Nel corso dell'incontro sarebbe stato raggiunto un accordo su una serie di emendamenti al testo che modificherebbero le competenze e gli assetti istituzionali dei singoli enti, ma che non metterebbero in discussione l'impianto generale della legge.