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Fitto: "Le posizioni di Fini sono un arricchimento"

Raffaele Fitto

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«Non vedo proprio perchè si dovrebbe andare alle elezioni anticipate e su questo Berlusconi è stato chiaro. La questione è chiusa. Se ci sono poi delle posizioni divergenti all'interno della maggioranza, il confronto va ricondotto dentro il partito». Raffaele Fitto, ministro per gli Affari regionali, è dell'idea che c'è «una sede, quella degli organismi di partito, di discussione e di decisione».   Il presidente del Senato Schifani ha posto il problema della coesione della maggioranza e Berlusconi ha detto che non ha mai pensato a elezioni anticipate. Tutto risolto? «Il presidente Schifani ha fatto un richiamo che non è alle elezioni anticipate. Ha detto che la maggioranza deve governare e che non ci sono alternative. Berlusconi ha chiarito che il governo, al di là dialettica, ha un atteggiamento assolutamente proteso verso il governo del Paese e finora ha operato in modo concreto con risultati che hanno prodotto consenso». Questo vuol dire, secondo lei, che non esiste un problema Fini? «Il rapporto con Fini va riportato all'interno del partito e nell'ambito del confronto su alcuni temi sui quali bisogna trovare alla fine delle convergenze. Ci sono sedi competenti nel partito dove le posizioni divergenti possono confrontarsi per recuperare quello spirito unitario che può dare la spinta giusta per risultati positivi. Nel Pdl c'è un ufficio politico nazionale previsto dallo Statuto, dove ci sono tutti i partiti, e che può essere il luogo del confronto. Le posizioni di Fini devono essere viste come un arricchimento del partito».   E sul tema spinoso della riforma della giustizia come se ne esce? «Bisogna partire dalla considerazione che la riforma non riguarda Berlusconi ma un impianto complessivo che non funziona con ritardi e disagi e in alcuni casi, come per Berlusconi, c'è un accanimento di una piccola parte della magistratura politicizzata che fa perdere credibilità all'intera magistratura. È inaccettabile che un pm possa ritenere per il premier che il vertice Fao sia un non legittimo impedimento e gli imponga di essere presente a una udienza. La riforma della giustizia va quindi risolta con misure straordinarie e ordinarie». Non solo giustizia, anche sul tema dell'immigrazione ci sono deputati del Pdl che firmano proposte di legge con l'opposizione. Che ne dice? «Ogni parlamentare può assumere sue inziative. Al tempo stesso il Pdl ha individuato un percorso per cercare la convergenza delle diverse posizioni. Se ci sono temi che non fanno parte del programma, non è vietato affrontarli ma poi occorre cercare la sintesi». Fini sostiene che le riforme vanno affrontate cercando il più ampio consenso possibile ma sulla giustizia il Pd si è messo di traverso. Che farete, andrete avanti lo stesso? «Innanzitutto non c'è un'opposizione unica. Le posizioni tra Udc, Pd e Idv sono diverse. Il governo e la maggioranza devono parlare con quella parte dell'opposizione che pone le questioni in modo corretto. Leggo nelle posizioni dell'Udc questo atteggiamento, un po' meno nel Pd e quanto all'Idv...siamo su un altro pianeta». Vuol dire che si può fare un accordo con l'Udc? «Vedo nelle posizioni di Casini un atteggiamento non preconcetto ma di chi vuole verificare le questioni. Sarebbe auspicabile un dialogo anche con il Pd ma bisognerebbe che questo avesse serenità di giudizio. Facciamo il caso del processo breve. Il Pd ha presentato nella scorsa legislatura una proposta proprio su questo tema e ora si mette di traverso. Mi sembra una contrarietà strumentale. Lo stesso si può dire per la riforma dei servizi pubblici locali. Detto questo, la maggioranza su alcuni temi deve ricercare il dialogo ma non a tempo indeterminato e non al punto da bloccare l'azione del governo».  

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