Battisti, via libera all'estradizione

L’appello de Il Tempo ha fatto centro. Il terrorista Cesare Battisti sarà estradato. La nostra campagna ha avuto successo, sostenuta da decine di migliaia di lettori, amici, politici di tutti i partiti e con il sostegno di ministri del governo Berlusconi che hanno partecipato alle manifestazioni che Il Tempo ha organizzato perché non calassero silenzio e oblio su questa vicenda. Quella di Cesare Battisti condannato a due ergastoli per quattro omicidi e latitante da 28 anni. Praticamente non è mai stato in galera per i suoi crimini. Un primo passo perché la giustizia non fosse insultata. Le vittime infangate. Ma sì, anche perché coloro che hanno dignitosamente scontato le loro colpe di quegli Anni di piombo non fossero sbeffeggiati dal criminale Battisti. Cinque a quattro. È finita in questo modo, dopo mesi di rinvii, la terza udienza del Supremo Tribunal Federal sul caso giudiziario che ha al centro il destino dell'ex terrorista rosso italiano. Ha rischiato di provocare una grave crisi diplomatica tra Roma e Brasilia. A sciogliere qualsiasi dubbio la decisione del presidente dell'Alta Corte Gilmar Mendes, di votare a favore dell'estradizione in Italia di Battisti. A sostegno della sua decisione il fatto che i quattro omicidi per i quali Battisti è stato condannato in Italia sono in sostanza «crimini comuni, non politici». Ora la palla passa al presidente Lula che potrebbe riconfermare l'asilo politico. Ipotesi questa che lo stesso Lula avrebbe, però, negato al premier Berlusconi spiegando che «rispetterò la decisione dei giudici». Ma anche il presidente Luiz Inacio Lula da Silva è vincolato dal diritto internazionale, e sarà quindi nell'obbligo di estradare Cesare Battisti come ha deciso il Supremo Tribunal Federal. La conferma arriva dallo stesso presidente dell'Alta Corte, Gilmar Mendes, che così ha giustificato il suo voto «determinante» a favore dell'estradizione dell'ex terrorista rosso. «Il diritto internazionale, come il trattato di estradizione tra Italia e Brasile, è un impegno adottato dal governo brasiliano che il presidente Lula dovrà rispettare», ha detto Mendes. L'Italia ha sesssanta giorni per richiedere alle autorità brasiliana la consegna di Battisti. Ma il Brasile potrebbe rinviare in attesa che il terrorista dei Pac sconti la condanna per i reati commessi con l'ingresso illegale nel Paese sudamericano. Battisti, infatti, deve rispondere di immigrazione clandestina, documenti falsi e armi: reati che potrebbero costargli una condanna a cinque anni. Tre dei quali già scontati e quindi altri due anni per sperare che l'Italia si dimentichi di lui. L'altro giorno un gruppo di parlamentari brasiliani sostenitori della libertà a Battisti lo è andato a trovare nel penitenziario di Papuda. Battisti pallido e magro - da venedì scorso fa lo sciopero della fame - è apparso sorridente e pieno di spirito mentre si intratteneva con i parlamentari. Quando, però, il giornalista della Rai Raffaele Fichera gli ha rivolto alcune domande sul suo stato di salute si è mostrato afflitto e preoccupato riuscendo a fatica a parlare in italiano. In Brasile sono in molti ad auspicare dopo questa sentenza che Lula riconfermi l'asilo politico. In prima fila c'è il senatore Suplicy che è il compagno della figlia di Dalmo Dallari, il giurista che ha scritto la relazione sugli anni di piombo in Italia sulla base della quale il ministro della Giustizia Tarso Genro ha concesso l'asilo politico a Cesare Battisti. Dallari, che insegna anche a Parigi, è legato al gruppo di intellettuali francesi, guidato dalla giallista Fred Vargas, che ha appoggiato Battisti e che oggi sostiene le spese milionarie del suo collegio di difesa in Brasile.