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"Non credo si vada al voto Ma la lite stanca gli elettori"

Denis Verdini

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«Non vedo un intento polemico nelle dichiarazioni di Fini. Semmai le tensioni vengono da certe affermazioni di chi si definisce finiano e fa proposte che non rientrano nel programma di governo e suscita quindi imbarazzo nell'elettorato. Elezioni anticipate? Non le vedo. Semmai c'è il rischio che le schermaglie interne stanchino gli elettori». Denis Verdini, uno dei tre coordinatori del Pdl, insieme a La Russa e Bondi, ha un tono conciliante. C'è chi sostiene che Fini e Berlusconi siano ai ferri corti e che si debba andare al voto a breve. Non ci sono margini per riallacciare il dialogo?  «Dentro il Pdl stanno emergendo posizioni diverse ma un fatto è indiscutibile: il simbolo del Pdl ha superato tutte le prove elettorali dal momento in cui è nato. L'elettorato ha premiato in maniera massiccia la semplificazione della politica e la costituzione di un grande partito».   Fini però sembra che voglia rimescolare le carte, o no? «Quando il presidente della Camera afferma che le riforme vanno fatte in modo condiviso, dice una cosa logica. Non vedo uno spirito polemico, è una affermazione molto corretta. Il Paese ha bisogno di modernizzazione e l'opposione deve partecipare al cambiamento».   Insomma nessun intento polemico da parte di Fini? «Non lo vedo. E non potrebbe essere diversamente, Fini è un cofondatore importante del Pdl. Semmai l'intento polemico è di chi si definisce finiano e contribuisce a creare tensione». A chi si riferisce? «Non mi faccia fare nomi. Si tratta di qualcuno che sta attorno a Fini e che si inventa posizioni che suscitano perplessità».   Qualche esempio? «La proposta dell'ora di insegnamento islamico nelle scuole ha provocato il dissenso nel Pdl. È un tema non condiviso da coloro che votano Pdl e non rientra nel programma elettorale del partito. Un'altra questione che crea tensioni è il voto agli immigrati alle amministrative in tempi brevi. È quasi una provocazione. Sono fughe in avanti che creano sconcerto nel popolo del Pdl». Queste posizioni discordanti possono portare alle elezioni anticipate? «Sicuramente no perchè queste posizioni non sono mai state inserite nel programma, preoccupano gli elettori e sono minoritarie tra i parlamentari». Ma sulla giustizia Fini ha messo dei paletti precisi... «Quella della riforma della giustizia è una questione che dura dal '94 e da allora Fini ha fatto battaglia comune con noi contro la politicizzazione della giustizia. Oggi come presidente della Camera ha aperto un dibattito e acceso i riflettori su norme simili presentate dalla sinistra per i tempi dei processi. Sbaglia chi vuole strumentalizzare tutto questo».   La situazione attuale non somiglia a quella di due anni fa che portò alla svolta del predellino? «Il parallelo semmai lo farei con il 2005-2006 quando dentro la coalizione si manifestò un certo malessere sfociato nella richiesta da parte di Fini e Casini, di discontinuità. Risultato: abbiamo perso le elezioni. Ciò che accade dentro le classi dirigenti non è ben digerito dagli elettori. La svolta del predellino nasce invece dalla voglia di Berlusconi di far cadere il governo Prodi».  

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