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I brigatisti fanno la corte ad Al Qaeda. Senza successo

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Ilcolpo mortale ai simboli del capitalismo portato l'11 settembre a New York affascina i nuovi nostalgici del comunismo armato. Una strategia che gli ideologi della stella a cinque punte hanno sostanziato in risoluzioni strategiche. Allearsi con gli estremisti islamici darebbe nuova linfa alle colonne brigatiste ormai sterilizzate dalle operazioni di polizia. Nadia Desdemona Lioce, l'ultima pasionaria con la pistola, ora condannata all'ergastolo, dalla sua cella ha redatto un documento di dieci pagine per dare la linea alle «nuove avanguardie rivioluzionarie». Come c'era da aspettarsi la Lioce cita l'11 settembre e l'invasione dell'Iraq come esempi della crisi dell'imperialismo capitalista. Quindi lancia la campagna di arruolamento tra «le masse arabe e islamiche espropriate e umiliate dall'imperialismo e che nel complesso costituiscono il naturale alleato del proletariato metropolitano dei paesi europei». E continua: «le avanguardie rivoluzionarie devono fare contrasto alle mire israelo-anglo-statunitensi di ridefinizione a proprio vantaggio degli equilibri in Medio Oriente». Un tentativo praticato anche nelle carceri ma senza successo. Il tema resta però molto sentito nell'area eversiva di sinistra. Così durante le indagini dell'operazione «Tramonto», appena due anni fa, che portarono all'arresto del gruppo delle «Brigate rosse-seconda posizione», in alcune intercettazioni si fa riferimento alle moschhe come luoghi di aggregazione dove più alto è il disagio sociale che possono diventare «centro propulsore di proteste e di lotte». Quella colonna brigatista sgominata con l'operazione «Tramonto» faceva riferimento a diversi centri sociali del Nord d'Italia, più o meno dove ora si teme la fioritura di nuove cellule eversive. I tentativi di contatti in carcere con i jihadisti si ritrovano anche nello scambio di lettere tra Piera Spagnuolu di «Soccorso rosso internazionale» e Ben Khemais, il tunisino, ora espulso, capo della cellula di Al Qaeda di Gallarate, quello che parlava al telefono con Osama Bin Laden. Una strategia di «lunga durata» ma che non trova proseliti tra i fedeli alla jihad. L'organizzazione di Bin Laden e le altre filiazioni in «franchising» sono costituiti per lo più da salafiti: mujaheddin religiosi e fortemente anti comunisti. Del resto Al Qaeda è stata fondata per combattere l'Unione sovietica. I qaedisti non si fidano degli estremisti di casa nostra. Piuttosto cercano contatti e collegamenti con gli ambienti della criminalità organizzata che può sostenerli nel fornire documenti falsi e armi e con i quali sono già in affari nel traffico di droga e clandestini. I più integralisti non danno confidenza ai reclutatori della stella a cinque punte. Non basta ricordare che il «compagno Galesi» ha chiesto di essere sepolto con la kefiah. Quella sciarpa è il simbolo dei palestinesi laici: Hamas ha le insegne verdi e nere. Mau.Pic.

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