Schifani: si vada alle elezioni se la maggioranza non è compatta
"Compito della maggioranza è garantire che in Parlamento il programma del Governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo. Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale. È sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori". Il presidente del Senato Renato Schifani, intervenendo all'inaugurazione dell'anno accademico del Collegio d'Eccellenza Lamaro-Pozzani, torna sul tema della coesione della maggioranza e sullo spettro delle elezioni anicipate. Coesione e coerenza - "Non è solo dicendo dei no - ha sottolineato Schifani - che si potrà un domani realizzare una politica capace di condizionare e non più lasciarsi condizionare dagli eventi". Per il presidente del Senato "la politica come servizio alla comunità non può proporre la visibilità individuale come un valore", ma il "presupposto morale che deve alimentarsi all'interno dei singoli partiti e tra gli stessi schieramenti avversari" deve essere la lealtà, ovvero "coerenza e rispetto verso il mandato ricevuto dagli elettori garantendo spazi di praticabilità nell'azione di governo". Senza risultati si va al voto - Schifani dunque ribadisce che il "compito della maggioranza è garantire che in Parlamento il programma del Governo trovi la compattezza degli eletti per approvarlo", e ammonisce: "Se questa compattezza viene meno, il risultato è il non rispetto del patto elettorale. Se ciò si verificasse, giudice ultimo non può che essere, attraverso nuove elezioni, il corpo elettorale. In caso di scarsa coesione da parte del governo, dunque, È sempre un atto di coraggio, di coerenza e correttezza verso gli elettori. La politica - ha concluso il presidente del Senato - non può permettersi di disorientare i propri elettori". Politica sia servizio - Schifani ha parlato anche del ruolo della politica, che deve tornare a essere in primo luogo spirito di servizio: "Chi è stato eletto non può che nutrire verso tutti i cittadini un sentimento di debito, un atteggiamento di responsabilità che passa attraverso l'azione quotidiana. È ormai maturo il tempo per valorizzare fino in fondo il compito più alto che la politica assolve: l'essere servizio e non potere". Il potico, dunque, non "deve cedere alla tentazione di screditare le Istituzioni, a seconda di chi sia maggioranza o opposizione", conclude Schifani.