Via al summit Fao ma mancano i fondi
Il vertice Fao che si apre a Roma si pone il grande obbiettivo di sviluppare un serio programma per ridurre il numero di affamati nel mondo e aiutare due miliardi di agricoltori. Ma anche questo sarà il summit delle parole e non dei fatti. Il primo elemento negativo è l'assenza dei leader delle più potenti nazioni economiche. Non ci sarà Obama, impegnato nella missione in Oriente. Disertano anche Sarkozy, il primo ministro inglese Brown e la tedesca Merkel. Assenze importanti letti i numeri, gli affamati nel mondo sono 1,02 miliardi, e vista la presenza di Papa Benedetto XVI che anche ieri nel suo Angelus ha lanciato un messaggio ai Grandi della Terra sui temi dell'alimentazione, scarsità d'acqua e povertà. Certo, è vero che il numero degli arrivi negli aeroporti di Roma hanno toccato quota 140, ma ai gates di Fiumicino e Ciampino non si sono viste «facce da G8». Al massimo leader di nazioni dove in parte regna la fame, che atterrano con due o tre aerei, come nel caso del libico Gheddafi e dell'egiziano Mubarak, e delegazioni da occupare interi hotel. A proposito di Gheddafi, il raìs ha voluto allietare la sua permanenza nella Capitale reclutando 200 ragazze con le quali si intratterrà in questi giorni e alle quali già ieri, in una serata di gala, ha regalato qualche omaggio libico e il Corano, oltre al compenso di 50 euro netti al giorno. Alle giovani, che ha invitato a convertirsi all'Islam, il leader di Tripoli ha detto testualmente: «Voi credete che Gesù è stato crocifisso ma non lo è stato, lo ha preso Dio in cielo. Hanno crocefisso uno che assomigliava a lui». E ancora: «Gli ebrei hanno cercato di ammazzare Gesù perchè lui voleva rimettere sulla via giusta la religione di Mosè», aggiungendo: « «Gesù è stato inviato per gli ebrei, non per voi, Maometto invece è stato mandato per tutti gli umani. Chiunque va in una direzione differente a quella di Maometto fa uno sbaglio. La religione di Dio è l'Islam e chi professa una religione diversa dall'Islam non è accettato e alla fine è quello che perde». L'altro elemento negativo è il testo finale che sarà presentato all'assemblea della Fao. Non è un caso che proprio il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che in queste ore sta effettuando lo sciopero della fame, si è detto «deluso per i contenuti del documento finale, elaborato in questi giorni. Il testo - spiega Alemanno - pur avendo ottimi intenti come l'impegno dei Paesi non si pone obiettivi ambiziosi». Il vincolo iscritto tra le righe del documento è «fermare immediatamente l'aumento degli affamati nel mondo e, contemporaneamente, diminuirne significativamente il numero»: quanti avranno la volontà di trasformare questa dichiarazione di intenti in un progetto serio? La speranza del direttore generale della Fao, Jacques Diouf, è che le nazioni industrializzate investiranno nel sistema agricolo e rurale dei Paesi poveri il 17 per cento degli aiuti con uno stanziamento di 44 miliardi di dollari l'anno, per combattere la fame. Una speranza perché, ad esempio, della promessa fatta dai leader del G8 all'Aquila sulla disponibilità a donare 20 miliardi di dollari sulla sicurezza alimentare sono rimaste solo le intenzioni: sul conto corrente della Fao non è stato ancora versato un euro. Intanto chi ha già messo i soldi sul tavolo (di quelli c'è bisogno, più che di maxi convegni) è la Banca Islamico di Sviluppo, che ha stanziato un miliardo di dollari per i programmi di sostegno e di sviluppo agricoli. L'investimento della Banca nei progetti Fao potrebbe arrivare a 5 miliardi nel 2012. L'ultimo elemento negativo del vertice di Roma (in rappresentanza del G8 parteciperà Berlusconi) è proprio il numero degli affamati. Un numero in crescita, che solo nel 2009 è aumentato di 105 milioni. Nel 2000, quando se ne contavano 800 milioni, il summit mondiale si era posto l'obiettivo di dimezzare gli affamati entro il 2015. Ma alle porte del 2010 abbiamo superato il miliardo di persone senza cibo. Obiettivo fallito, quindi. E il vertice di questi giorni sposterà le lancette dell'orologio di quarant'anni. In quanto, secondo la Fao, con il massimo impegno si riuscirebbe a dimezzare il numero di persone che vivono nella fame solo nel 2050. Anno in cui la popolazione avrà raggiunto i 9,1 miliardi e per sfamarla sarà necessario accrescere del 70 per cento la produzione di cibo. Il vertice mondiale diventa così un incontro per parlare di un impegno a lunghissimo termine, di cui la maggior parte dei partecipanti non vedrà i risultati. Intanto, nel mondo muore di fame un bambino ogni sei secondi.