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Maroni: pericolo Brigate Rosse

Una lettera con proiettili

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Il ministro dell'Interno è seriamente preoccupato. Il documento, una sorta di risoluzione strategica, fatto recapitare a due quotidiani giovedì scorso, è solo l'ultimo dei segnali che qualcosa bolle in pentola nei gruppi che si richiamano alla strategia delle Brigate Rosse. Prima di quei fogli che inneggiano a due «martiri» degli anni settanta, Luca e Annamaria Mantini, fratelli nella vita e nelle armi, ci sono state le scritte di minacce contro un delegato della Fiom, trovate davanti all'ingresso dello stabilimento Flexider a Torino con tanto di stella a cinque punte e sigla B.R.. E ancora i manifesti contro le forze dell'ordine e i nostri soldati impegnati in Afghanistan. Poi i tanti commenti nei forum dell'area antagonista, che imitando lo stile di Al Qaeda, rilanciano accuse e minacce contro lo Stato, la polizia e il governo. Non mancano insulti al sindacato e ai padroni. Naturalmente anche Berlusconi è considerato un «obiettivo» così come lo aveva classificato il gruppo del Partito Comunista Politico-Militare sgominato due anni fa e condannato in primo grado a Milano. Il ministro dell'Interno ha dato corpo alle sue preoccupazioni ieri a Tradate. «Questo gruppo, che ha inviato un volantino alla redazione dell'Unità nei giorni scorsi, propone di territorializzare le attività ed è composto da cinque cellule radicate a Milano, Como, Torino, Lecco e Bergamo». Secondo Maroni «sale l'attenzione per questi segnali nuovi e preoccupanti che il governo sta valutando». «Questi episodi - ha aggiunto Maroni - si aggiungono al pericolo del terrorismo islamico che c'è e risulta evidente dagli ultimi fatti. Stiamo decidendo - ha concluso - le misure da prendere». I «Nuclei di azione territoriale Luca e Annamaria Mantini» hanno redatto un documento di quattro pagine datato «ottobre 2009». Scritto al computer presenta una terminologia da Brigate Rosse. Nel documento ci sono i nomi di «obiettivi»: giornalisti, e «nuovi padroni del XXI secolo, i loro servi neofascisti e razzisti, i fautori di un governo teocratico-cattolico - si legge - devono capire che i loro sforzi di consolidare il REGIME si scontrano con un'opposizione crescente». I Nuclei azione territoriali spiegano come organizzare il partito armato. «Rifiutiamo la clandestinità preventiva», quindi i militanti si mimetizzano nell'ambiente abituale. Piccoli nuclei diffusi nel territorio. Cinque quelli già operativi tra Milano, Torino, Bergamo, Lecco e Bologna. Nella risoluzione si parla di «avanguardie armate», di «violenza di regime», di «giustizia proletaria». Meno allarmista il parere della procura di Bologna «Il documento non va sottovalutato, né enfatizzato, ma analizzato». Del fascicolo aperto dalla Procura del capoluogo emiliano si occuperà il Pm Enrico Cieri, del pool antiterrorismo. «Alcuni passaggi - ha commentato il Pm Valter Giovannini, portavoce della Procura e componente del pool antiterrorismo - riportano alle arcaiche sintesi verbali della prima fase del ribellismo violento». Intanto il testo del documento viene esaminato anche dalla Digos di Bologna. Gli esperti dell'anti terrorismo che stanno analizzando il documento hanno evidenziato alcuni aspetti. Inquietante il fatto che da un lato riproponga i temi e gli obiettivi propri degli anarco-insurrezionalisti e dell'autonomia più estrema, dall'altro sembra una chiamata alle armi tipica delle Br. Come se fosse avvenuta una saldatura tra diversi gruppi, disarticolati dalle ultime operazioni delle forze dell'ordine.

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