"Gianfranco sembra il Rutelli che lascia il Pd"

«I toni di Fini mi sembrano tanto quelli di Rutelli alla vigilia dell'addio al Pd. È la prima volta che il presidente della Camera si toglie l'etichetta di cofondatore del Pdl, è come se restituisse lo scettro a Berlusconi». Giorgio Stracquadanio, deputato del Pdl e uno dei più stretti collaboratori di Berlusconi dice di non essere rimasto stupito più di tanto dalle dichiarazioni di Fini. «Il presidente della Camera è consapevole che il rischio di tornare a votare è reale e quindi ha voluto mettere le mani avanti».  In che modo? Scrollandosi di dosso il sospetto di essere il regista di una sorta di complotto anti Berlusconi? «Fini demolisce la tesi del complotto. Ma al tempo stesso, affermando che nuove elezioni sarebbero il fallimento del Pdl, è come se dicesse che senza una legislatura costituente, il Pdl perderebbe la sua ragion d'essere. Ne consegue che con il ritorno alle urne, lui non si sentirebbe legato al Pdl». Fini parla di fallimento; è un giudizio grave... «Le eventuali elezioni sarebbero il frutto di situazioni non cercate da Berlusconi e non volute da nessuno ma un esito a cui si sarebbe costretti per l'incapacità del Pdl, a causa di contrasti interni, di difendere il risultato elettorale e di difendere il proprio leader dal tentativo della magistratura di abbatterlo. La priorità del Pdl è salvare il suo leader dagli attacchi della magistratura. Quindi o si tira fuori Berlusconi dall'imbuto giudiziario o il Pdl è fallito e le elezioni sono un esito non voluto di questa incapacità del Pdl». Ma Fini viene indicato da più parti come il regista di un complotto contro Berlusconi, o no? «Non lo credo possibile. Fini non ne sarebbe capace per due ragioni. La prima è che il presidente della Camera finora si è caratterizzato come alterità rispetto a Berlusconi. Nel momento in cui non ci fosse Berlusconi non ci sarebbe più nemmeno Fini». Con Berlusconi nell'angolo, Fini potrebbe prendere il suo posto. «Per prendere il posto di Berlusconi bisogna avere un'indicazione elettorale. Il secondo motivo è che dal '96 a oggi, ogni volta che Fini ha fatto una scelta diversa da quella di Berlusconi, ha perso. E tutte le volte Berlusconi ne ha tollerato l'errore». Il presidente della Camera ha minimizzato il problema della sicurezza del premier, che gliene pare? «Lui dice che non sa, non che non crede che ci sia un problema sicurezza. Avrebbe fatto meglio a tacere come si conviene a un uomo saggio di governo». È stato toccato anche il nodo dell'immunità parlamentare che non deve diventare impunità. È un altro paletto? «Anche in questo caso mi sembra un linguaggio da propaganda, più che da uomo di Stato». Fini ha indicato la strada di un nuovo lodo Alfano per via costituzionale. Ma i tempi non si allungherebbero? «È un'ottima idea, a condizione che si preveda una norma transitoria che consenta la copertura delle alte cariche e che ci sia un accordo politico ampio in modo da evitare il referendum confermativo. Allora perchè Fini non si adopera per avere il consenso dei due terzi del Parlamento? Darebbe prova di leadership istituzionale».