Rotondi: "Il Pdl non funziona E così inguaia il governo"
Gianfranco Rotondi risponde al telefono mentre si affanna a cercare un taxi nel traffico parigino. Nella capitale francese il ministro per l'Attuazione del programma ha appena stipulato un accordo per organizzare nella nostra ambasciata, a febbraio, una sessione di «Governo incontra» dedicata a smontare l'immagine che i mezzi di comunicazione stranieri danno dell'Italia. «Sarà una conferenza stampa tutta all'attacco — spiega — siamo stanchi di come Berlusconi e il suo esecutivo vengono descritti all'estero». Ministro però in questo momento più che di problemi sui media stranieri il governo dovrebbe occuparsi di problemi interni, non le pare? «Ma questo dipende da una situazione patologica, anziché essere noi a dare le notizie ai giornali sono i giornali a darle a noi». Si spieghi meglio. «Abbiamo passato sei mesi a parlare delle notti del presidente del consiglio, argomento che interessa poco o nulla gli italiani. È un errore, ci facciamo dettare la linea dagli altri e non riusciamo a far emergere la verità». Però è un fatto che il governo ha molto rallentato nella realizzazione dei punti che erano nel programma elettorale. «È normale, se ci affanniamo a spiegare che ci vogliamo tutti bene è chiaro che non abbiamo più tempo per parlare di programma e per affrontare i problemi». E la soluzione secondo lei qual è? «Bisogna tornare allo spirito del 2008, quando l'esecutivo era coeso. La coesione è la condizione essenziale, se si litiga non si lavora bene». È il motivo per cui negli ultimi tempi Berlusconi è così cupo, amareggiato? «Berlusconi non è minimamente intenzionato ad aprire una stagione di crisi. Però è preoccupato perché si scarica sul governo il problema del mancato decollo del Pdl». Sì, ma anche il rapporto con Fini sembra deteriorarsi sempre di più. «Ma no, Gianfranco non è sicuramente la spina nel fianco del Pdl. Semplicemente ha avuto l'impressione che gli volessero sfilare l'eredità della destra. E ha reagito. Ognuno ha una sua impressione, neppure io sono contento di come la mia area è stata trattata». Quindi la colpa di tutto è del Pdl? «Berlusconi sa che il partito è un bambino che va accompagnato, ed è grato ai tre coordinatori per quello che stanno facendo. Però c'è un cattivo funzionamento, sarebbe ora di darsi un segretario politico. Verdini, La Russa e Bondi lavorano benissimo ma dovrebbe essere uno solo ad assumersi le responsabilità. Perché c'è qualcosa che non va, non è semplicemente un problema di organi, qui c'è un partito che non riesce ad evitare al governo di essere il centro della politica». Quanto è realistica l'ipotesi di elezioni anticipate? «E perché dovremmo farle? Le elezioni si fanno quando qualcosa si rompe all'interno della maggioranza e non è il nostro caso. Oltretutto i sondaggi ci danno in continua crescita, cosa che ci fa ben sperare per le Regionali di marzo. Certo, se dovessimo perderle allora si potrebbe anche andare ad un voto anticipato». Si è parlato di lei come candidato governatore in Campania. Accetterebbe? «Nessuno di noi deve farsi avanti o tirarsi indietro. Decideranno Berlusconi e Fini». Però allungare i tempi della decisioni aumenta gli attriti nel Pdl e crea problemi con la Lega. «Il Presidente ha avuto mandato di chiudere tutti gli accordi e di cercare, se possibile, un'alleanza con l'Udc. Sono sicuro che lo farà in tempi brevissimi». E lei che è ministro per l'Attuazione del programma darà una scossa al governo per riprendere a lavorare «in tempi brevissimi»? «Certamente sì. Non per niente sono venuto a Parigi a dare un contributo più vivace alla comunicazione istituzionale. Deve essere più diretta perché quella con i media non funziona...»