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Dove è finito il programma? Berlusconi naviga a vista

Silvio Berlusconi

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Silvio Berlusconi rimane in silenzio. Avrebbe dovuto partecipare telefonicamente a un convegno di Giovanardi. Ma ha declinato anche quest'invito. Forse per evitare di parlare di Gianfranco Fini. Del quale, l'altra sera, a Francesco Storace e Teodoro Buontempo che erano andati a trovarlo per siglare un accordo in vista delle Regionali, ne ha parlato con uno sfogo. Sfogo in cui il premier ha spiegato come dal presidente della Camera sia rimasto deluso «non tanto sotto il profilo politico, ma sotto quello umano: si è comportato in modo inqualificabile». Il rapporto con gli alleati è al punto più basso: Fini lo frena sulla giustizia e Bossi reclama qualche cadrega pesante in più. È assediato dai processi, visto che una parte dei magistrati non vede l'ora di mandarlo a condanna. Le aziende sono minacciate da una sentenza choc (per ora sospesa) per effetto della quale dovrebbe staccare un assegnuccio da 750 milioni di euro a De Benedetti. I figli in lotta: Marina fa la capofamiglia e quest'estate Silvio ha visto con mano come i rapporti con la sorella Barbara siano pessimi, tanto per usare un eufemismo. Naturalmente in questi momenti la moglie Veronica si offre in soccorso. Contro di lui, visto che sta per avviare la causa di divorzio. Eppure. Eppure, Silvio Berlusconi è e rimane in testa a tutti i sondaggi di gradimento. L'ultimo, realizzato dell'istituto americano Pew lo dava secondo solo ad Angela Merkel tra i leaders europei dei grandi Paesi Ue; e la cancelliera tedesca è in piena luna di miele con gli elettori visto che ha appena vinto le elezioni. Il Cavaliere è davanti a Nicolas Sarkozy; Jose Luis Zapatero lo vede con il binocolo; Gordon Brown lo può considerare disperso. Almeno nelle indagini demoscopiche. Il punto è proprio questo, e forse lo stesso da quindici anni. Dentro al Palazzo Berlusconi si sente avversato, accerchiato, in guerra con tutti. Per due notti ha dovuto dormire a palazzo Chigi perché a casa sua, palazzo Grazioli, sono in corso lavori per mettere in sicurezza le mure domestiche: per esempio schermarle da intercettazioni esterne. Fuori dal Palazzo Berlusconi è amato, il Paese è ancora in buona parte con lui. Perché? Ha ancora nelle vele un refolo di vento. Il premier ha avuto una partenza sprint. Solo nel primo consiglio dei ministri è stata abolita l'Ici sulla prima casa, sono stati detassati gli straordinari, è stato varato il pacchetto sicurezza.   Poi il Cavaliere s'è stabilito a Napoli per risolvere l'emergenza dei rifiuti, c'è riuscito e s'è beccato l'applauso di tutta Italia perché simbolicamente mettere a posto quella monnezza partenopea era risistemare lo sfascio lasciato dalla sinistra. In autunno la crisi finanziaria deflagra in tutta la sua potenza e Silvio, che queste cose le fiuta prima, è il più lesto a muoversi. Vara subito il decreto anti-crisi per evitare il fallimento delle banche, poi gli aiuti alle famiglie e il sostegno delle imprese. In inverno va all'incasso, vince in Abruzzo e in Sardegna. I guai arrivano con la primavera. Prima il terremoto, ma anche qui il Cavaliere indossa subito il casco e si fa vedere all'opera già dalla mattina successiva, non dorme per due giorni e alla festa della Liberazione si presenta come uno dei padri della Patria. La festa è finita lì, quel giorno ad Onna. Dal caso Noemi-Veronica in poi regna il caos. La gestione del caso è contraddittoria. In campagna elettorale dice che il Veneto va alla Lega, anzi no, va al Pdl, anzi no va a chi prende più voti alle Europee. Il risultato? Oggi stiamo ancora a discuterne. L'azione di governo è una confusione completa. Alla fine della campagna elettorale Berlusconi annuncia la riduzione dei parlamentari, spiega che in estate il Pdl farà i gazebo per raccogliere le firme. Qualcuno ha visto le firme? E i gazebo? Boh. Si corre dietro alle soluzioni più stravaganti, persino esilaranti. Ad agosto il Pdl appare come una succursale della Lega. Settembre è il mese del complotto. Fini è il grande imputato. Qualcuno mette nell'orecchio del Cav il ridicolo progetto di un governo con Gianfranco, Casini, Rutelli, D'Alema. E magari pure Pinocchio, Arlechino e i sette nani. Dove è finito il programma? Il programma con cui il Pdl ha chiesto i voti. E li ha ottenuti. Si giurava che si sarebbe fatto il quoziente familiare, almeno si sarebbe avviato: smarrito. Si scommettava sulla tassazione separata dei redditi di locazione: svanita. Si assicurava la legge obiettivo per i quartieri svantaggiati: dispersa. Si dirà, ma c'è la crisi. E va bene, è la peggiore crisi degli ultimi ottanta anni. Ma ci sono provvedimenti che costano quasi nulla. Non si possono abbassare le tasse? Almeno si tolga quella di successione che ha un gettito minimo. Dove sono finite le norme per la trasparenza nelle nomine pubbliche, in particolare la sanità? E l'abolizione delle Provincie? Inserita in un testo uscito dai radar della politica. E che fine hanno fatto i provvedimenti per garantire la certezza della pena? L'elenco è lungo. Basterebbe cominciare a fare qualcosa, senza altre chiacchiere.

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