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Diouf, digiuno per i più poveri

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Jacques Diouf, direttore generale della Fao

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Il mondo si mobilita. E stavolta deve assistere a uno sciopero della fame che urla contro i Grandi della Terra: ogni 6 secondi muore un bambino, l'emergenza ormai tocca oltre un miliardo di persone. A un giorno dal Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, che si apre domani a Roma, il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha deciso di sollecitare così, con un gesto fortemente simbolico al quale aderiscono anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ed il sindaco di Roma Gianni Alemanno, un'azione immediata «per porre fine alla vergogna della fame». Secondo Diouf, ci sono «i mezzi tecnici e le risorse per eliminare la fame dal mondo, adesso è solo una questione di volontà politica, e la volontà politica è influenzata dall'opinione pubblica». I mezzi, probabilmente, ci sono. Quanto alla volontà politica, è un'altra cosa. Almeno a giudicare dal fatto che il summit sarà disertato praticamente da tutti i leader del mondo ricco. Stanno già arrivando a Roma invece, e lunedì saranno al completo, i capi di Stato e di governo dei Paesi variamente definiti poveri, emergenti, in via di sviluppo. Coloro che chiedono aiuto, insomma. Coloro che sperano di ottenere - in tempi e modi tutti da definire - almeno una parte delle risorse necessarie che, tra l'altro, lo stesso Diouf ha valutato in 44 miliardi di dollari per sostenere i piccoli produttori. Coloro che vorrebbero vedere qualcuno di quei 20 miliardi di dollari per la sicurezza alimentare che i Grandi del mondo si sono impegnati a mobilitare al G8 dell'Aquila. Ieri sera è arrivato a Ciampino il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, alle prese anche con il caso Battisti di cui potrebbe discutere domani con il premier Silvio Berlusconi nell'incontro previsto a Palazzo Chigi. È già arrivato, invece, di buon mattino, il contestatissimo presidente dello Zimbabwe, Robert Gabriel Mugabe, la cui credibilità in quasi trent'anni di potere è precipitata, oltre che sui diritti umani, sui ripetuti e fallimentari tentativi di riforme agrarie. Entro questa sera saranno una trentina le delegazioni che raggiungeranno la capitale, per la maggior parte provenienti da Paesi arabi e africani. Oggi pre vertice in rosa. Alla Fao si riuniranno un gruppo di esponenti dei Paesi non allineati guidate dalla first lady egiziana, Suzanne Mubarak, per fare il punto e sollecitare un maggiore accesso delle donne alle risorse produttive. Intanto si aspetta l'inizio del panel. E tutti sperano di non rivivere le spaccature e i disaccordi che caratterizzarono il vertice del giugno 2008, con il blocco latino americano su posizioni nettamente divergenti da quelle degli Stati Uniti, l'Africa fortemente critica e un documento finale con tante dichiarazioni di principio e poca concretezza.  

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