"Pestato in Tribunale" Accusati agenti e medici
Picchiato dagli agenti penitenziari in Tribunale e non curato dai medici in ospedale. Di questo sono convinti i magistrati di Roma che hanno iscritto sul registro degli indagati tre agenti della Polizia penitenziaria e tre medici dell'ospedale «Sandro Pertini». I primi (Nicola Minichini, 40 anni, Corrado Santantonio, 30 anni, e Antonio Dominici, 42 anni) sono accusati di omicidio preterintenzionale poiché avrebbero colpito «Cucchi il 16 ottobre con calci e pugni, dopo averlo fatto cadere, e ne cagionavano la morte avvenuta in ospedale». Tre medici, invece, (Aldo Fierro, 60 anni, primario del reparto penitenziario, Stefania Corbi, 42 anni, e Rosita Caponetti, 38) sono accusati di omicidio colposo: si tratta dei sanitari che ebbero in cura il geometra di 31 anni e del primario della struttura protetta destinata ai detenuti del nosocomio. Secondo i magistrati, avrebbero omesso «le dovute cure, anche se avevano tutti gli strumenti per alimentarlo e idratarlo». «Esprimiamo una valutazione di prudente soddisfazione per i risultati delle indagini svolte, che hanno consentito la pronta individuazione delle persone, agenti di polizia penitenziaria e medici, alle quali il reato è attribuito». Questo affermano gli avvocati Fabio Anselmo e Dario Piccioni, legali della famiglia di Stefano Cucchi, rispetto alla scelta della procura di indagare sei persone. «Riteniamo comunque che la delicatezza degli accertamenti che devono essere ancora effettuati suggerisca rispetto per l'indagine in corso, per giungere alla ricostruzione della verità in merito alle drammatiche circostanze in cui ha trovato la morte Stefano Cucchi». Agli atti dell'inchiesta, ci sono, tra l'altro, anche le dichiarazioni del detenuto che avrebbe visto da uno spioncino delle celle di sicurezza del Tribunale di Roma il pestaggio del geometra. Il carcerato, di origine africana, parlò con Cucchi nel tragitto dal Tribunale, dove si era svolta l'udienza di convalida del fermo per droga, al carcere di «Regina Coeli», e gli avrebbe detto «hai visto che mi hanno fatto». Il racconto dello straniero: «Ho udito e visto agenti in divisa colpire Cucchi». Intanto ieri pomeriggio è stato effettuato un sopralluogo nelle celle di sicurezza del palazzo B della città giudiziaria. In questi corridoi non ci sono telecamere, così i magistrati ci torneranno anche la prossima settimana, ma questa volta insieme con il supertestimone africano, che dovrà ricostruire il presunto pestaggio da parte degli agenti penitenziari: per lo straniero potrebbe essere avviato il programma di protezione. Nei prossimi giorni, inoltre, il testimone sarà ascoltato sotto forma di incidente probatorio, che consentirà alle sue dichiarazioni di assumere il valore di prova in un processo. In questi giorni, comunque, la magistratura ha ascoltato molti testi. Tra questi, anche il pubblico ministero Emanuele Di Salvo e il giudice monocratico Maria Inzitari che fissò il processo per il geometra non concedendo gli arresti domiciliari al termine dell'udienza del 16 ottobre. Nessuno dei due avrebbe notato le gravi condizioni fisiche del geometra, morto sei giorni dopo al Pertini. Tra i testi ascoltati negli uffici di piazzale Clodio, altri detenuti che erano presenti nelle celle di sicurezza del palazzo di Giustizia romano. Anche questi avrebbero riferito di aver udito dei lamenti e hanno visto altre persone in quelle stanze. Infine, la Procura di Roma ieri ha voluto sottolineare che «non sono emersi elementi concreti contro i carabinieri».