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"Ora spero che la giustizia faccia per intero il suo corso"

Stefano Cucchi

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Parla con chiarezza, i suoi pensieri sono decisi, la sua logica è indiscutibile. Non per questo Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, perde il contatto con la realtà e la sua saggezza, tipica delle persone per bene, non le fa mai valicare la soglia del buon senso. La ricordiamo il giorno della manifestazione sotto casa sua, pronta a stigmatizzare gli eccessi, ferma nella ricerca della verità che può e deve essere raggiunta soprattutto con la lucidità. Anche per questo, durante l'intervista che ci ha rilasciato, Ilaria Cucchi non effettua fughe in avanti, resta ancorata al dolore, al proprio desiderio di giustizia, senza mai dimenticare il ruolo dei suoi avvocati, di una posizione che è stata ferma sin dall'inizio, ma inappuntabile sul piano umano. Ilaria, lei era fiduciosa nella giustizia dopo la tragedia che si è abbattuta sulla sua famiglia? «Sinceramente no. Così come oggi sono piacevolmente sorpresa dalla rapidità con la quale si è cominciato a far chiarezza».  Per assurdo, avrebbe preferito pensare a una morte naturale di suo fratello prima dell'arrivo degli avvisi? «No, non ce n'è stato il tempo né il modo: la storia era talmente evidente nella sua brutalità che non ha permesso ad alcuno di noi di pensare a una situazione diversa dal pestaggio. Ma poi, avete visto mio fratello quanto era magro e minuto? Poteva mai qualcuno immaginare che avesse fisicamente affrontato una scazzottata? Più facile, purtroppo, pensare che pugni e calci abbiano potuto ridurlo in quello stato, senza alcuna difesa». Ma chi era in realtà suo fratello Stefano? «Era allegro, una persona mite, solare. Disgraziatamente è incappato nella spirale della tossicodipendenza, ma aveva affrontato con convinzione un percorso di recupero dalla droga. In famiglia, ovviamente, lo abbiamo seguito con attenzione e col dovuto affetto: però, come accade in molte situazioni del genere, Stefano ha avuto una ricaduta. Non per questo avrebbe mai perduto la nostra fiducia e il nostro incondizionato sostegno». La morte di Stefano, che vede coinvolti tre agenti della Polizia Penitenziaria, richiama alla mente un'altra vittima, Giacomo Sandri. Cosa ha da dire ai genitori e al fratello del tifoso della Lazio ucciso dall'agente Spaccarotella? «Il dolore è immenso in entrambi i casi, anche se sono situazioni diverse. La perdita di un fratello e di un figlio porta scompensi all'intera famiglia. Nel mio caso sono tutti da valutare». Eppure lei, anche quando appare in televisione, sembra aver assorbito in qualche modo il peso di un dolore così grande... «Pura illusione. La mia è una serenità apparente. Mi viene data dalla rabbia e dalla voglia di sapere». Non teme che il processo, una volta istruito, possa «impantanarsi»? «Preferisco non pensarci. Conto fermamente sul fatto che la giustizia faccia per intero il suo corso: per ora si è mossa con efficacia e rapidità. Mi aspetto risposte».

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