L'economia italiana si rimette in moto dopo un periodo buio. La buona notizia, che segna l'uscita dalla recessione, arriva dalle stime dell'Istat: nel terzo trimestre il pil è aumentato dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti. È il primo incremento dopo 5 trimestri di cali. Resta il problema del debito pubblico che ha raggiunto un nuovo record superando quota 1.786 miliardi. Davvero il peggio è alle spalle e in base agli ultimi dati dell'Istat si può dire che l'Italia è uscita dalla recessione. L'istituto, nella sua stima preliminare, rileva che il pil nel terzo trimestre, cioè da luglio a settembre, cresce dello 0,6% rispetto al trimestre precedente: è la prima volta dopo una sequenza di cinque trimestri consecutivi negativi. Rispetto allo stesso periodo del 2008 il calo è del 4,6%. Quindi senza ulteriori variazioni nel quarto trimestre, anche se potrebbero essercene di positive, il calo del Pil nel 2009 sarebbe contenuto al 4,8%, qualcosa in meno del 5,1% calcolato nel secondo trimestre. I dati italiani sembrano essere in linea con quanto accade in Europa. Dopo quindici mesi di discesa, infatti, nel terzo trimestre torna a crescere anche il Pil dell'area Euro, dello 0,4% rispetto al trimestre precedente (-0,2%), e dell'Ue a 27, dello 0,2%. Se per Germania e Francia si tratta del secondo trimestre consecutivo con un segno positivo (rispettivamente +0,7 e +0,3% dopo il +0,4 e +0,3 di aprile-giugno), per l'Italia è solo il primo, mentre Spagna e Regno Unito restano in territorio negativo (rispettivamente -0,3 e -0,4%). Quindi, i segnali di ripresa ci sono ma per l'Italia ci sono anche dati che suggeriscono di restare coi piedi per terra. È il caso della produzione industriale che non decolla (a settembre è scesa del 5,3%), e del livello del debito pubblico. Lo stock, informa il Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia, si è attestato a quota 1.786,841 miliardi di euro, con un incremento dell'1,66% rispetto ai 1.757,496 miliardi di agosto, precedente massimo storico. In calo pure le entrate. Secondo Bankitalia nei primi nove mesi dell'anno sono diminuite del 3,5%. Il gettito fiscale ha subito un vero e proprio crollo proprio a settembre, quando ha lasciato sul terreno circa 2,4 miliardi rispetto a quanto registrato nel 2008. Dati confermati dalle Finanze, che parlano di un calo nel periodo gennaio-settembre del 3,3%, pari a una diminuzione di 9,6 miliardi. Ma per il governo il dato del pil induce all'ottimismo. «Si sta realizzando quanto indicato dai maggiori osservatori mondiali, cioè un recupero dell'Italia prima di altri. Ora bisogna coniugare il rigore dei conti pubblici con lo sviluppo, puntando sulla banda larga» afferma il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola mentre il collega della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, si lancia a prevedere per il 2010 una crescita superiore all'1%. Ma questo ottimismo per l'opposizione è un azzardo. Il Pd spinge sul freno e invita alla cautela giacchè «si tratta di un dato provvisorio indebolito dai risultati sulle minori entrati e dalla crescita del debito pubblico». Per Confcommercio e Confesercenti la ripresa «è troppo lenta e diseguale e c'è il rischio di un Natale freddo sui consumi». In sostanza la ripresa non si è fatta ancora sentire nelle tasche degli italiani che continuano a essere prudenti sul fronte dei consumi. Molto più prudenti sono i sindacati. «Nessuna euforia - avverte la Cgil - serve un cambiamento radicale da parte del Governo». Per la Cisl «è presto per cantare vittoria: adesso abbiamo bisogno di interventi più decisi per favorire la crescita soprattutto su salari e pensioni». Il segretario generale dell'Ugl Renata Polverini chiede al governo di non abbassare laguardia e di mettere in campo nuove misure. «Ci troviamo in una crisi molto profonda. Ci sono stati da parte del governo interventi che abbiamo apprezzato, ma chiediamo con forte pressione altri interventi di sostegno» ha detto la Polverini che è giunta a ventilare l'ipotesi di una mobilitazione qualora non arrivassero delle risposte concrete. A preoccupare i sindacati sono soprattutto i dati sulla disoccupazione. «La ripresa vera e propria è ancora frenata dall'aumento della disoccupazione, dalla reale disponibilità del credito e dal livello d'indebitamento pubblico» spiegano alla Cisl e il sindacato chiede ora di mettere mano alla tassazione del reddito fisso.