Processo breve, il Pd: incostituzionale
Tutto come stabilito: il disegno di legge sul processo breve è arrivato in Senato nella tarda mattinata, presentato dal Pdl e sottoscritto dalla Lega. È composto da tre articoli, prevede tra l'altro che la prescrizione scatti dopo due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero per i processi in corso in primo grado e per reati «inferiori nel massimo ai dieci anni di reclusione». Il provvedimento, messo a punto dal legale del premier e deputato del Pdl Niccolò Ghedini, entrerà in vigore il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Subito dopo la presentazione del ddl è scattato un vero e proprio fuoco di sbarramento: l'opposizione accusa il testo di «incostituzionalità», il presidente della Commissione Giustizia alla Camera Giulia Bongiorno (vicina al presidente Fini) si stupisce per l'inserimento nel testo dell'immigrazione clandestina tra i reati gravi, il Quirinale tace ma fa sapere che seguirà da vicino l'iter parlamentare della legge. Insomma, i toni restano accesi e negano qualsiasi possibilità di dialogo sul ddl appena presentato, mettendo anche in discussione l'avvio di un percorso bipartisan sulle riforme. I firmatari - Il ddl «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo», porta le firme del capogruppo Maurizio Gasparri, del vice capogruppo Gaetano Quagliariello e di altri senatori del Pdl (Tofani, Casoli, Bianconi, Izzo, Centaro, Longo, Allegrini, Balboni, Benedetti Valentini, Delogu, Gallone, Mugnai, Valentino) e siglato anche dai senatori della Lega Federico Bricolo e Sandro Mazzatorta. I tecnici del Pdl hanno lavorato tutta una notte per finire in tempo: ultimi ritocchi e via con l'iter parlamentare. L'iniziativa, ha spiegato Gasparri, rientra nel «decalogo sulla giustizia» che il centrodestra sta portando avanti e che comprende fra le altre cose «nuove norme antimafia, riforma del processo civile, riforma della professione forense, intercettazioni e riforma costituzionale della giustizia». I tre articoli - Dai quattro punti inseriti nella bozza iniziale, si è passati ai tre articoli di cui è composto il ddl presentato ieri. Nel primo, si fissano le modalità per la durata «ragionevole» dei processi, oltre la quale il processo verrà estinto. «Non sono considerati irragionevoli - si legge nel testo - i periodi che non eccedono la durata di due anni per il primo grado, di due anni per il grado di appello e di ulteriori due anni per il giudizio di legittimità, nonché di un altro anno in ogni caso di giudizio di rinvio. Il giudice, in applicazione dei parametri di cui al comma 2, può aumentare fino alla metà i termini di cui al presente comma». Se vengono superati i limiti di ragionevole durata, il processo è estinto (articolo 2), «nei processi per i quali la pena edittale determinata ai sensi dell'art. 157 del codice penale è inferiore nel massimo ai dieci anni di reclusione». L'articolo 3 contiene «disposizioni relative all'entrata in vigore della legge e all'applicazione delle norme sull'estinzione processuale». Le lamentele - «Suscita un certo stupore - tuona la Bongiorno - la scelta di includere nell'elenco dei reati di grave allarme sociale, come quelli di mafia e terrorismo, l'immigrazione clandestina che è una semplice contravvenzione peraltro punita con una banale ammenda». Di ddl «incostituzionale» e «imbarazzante», parla invece il presidente emerito della Consulta Antonio Baldassarre. Di Pietro è già pronto a raccogliere le firme per un referendum e, fuori dai giochi politici, l'Anm che prevede «effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale in Italia».