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Processo breve, Casini: una porcheria

Pierferdinando Casini e Silvio Berlusconi

Alfano: allo studio l'impatto del ddl

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L'ipotesi è suggestiva: un nuovo lodo Alfano, 'riveduto e corretto' secondo le indicazioni della Corte Costituzionale, che metta al riparo il presidente del Consiglio da quella "persecuzione giudiziaria" di cui ormai in parecchi lo riconoscono vittima. Un testo "approvato con legge costituzionale" e con il concorso dell'opposizione. A proporlo oggi è stato Pier Ferdinando Casini, che ha definito un "mostro giuridico" il ddl Gasparri che abbrevia i processi e promettendo di "non votarlo", senza però far saltare il tavolo sulla giustizia che l'Udc ha aperto con il Pdl due settimane fa. Una proposta che all'Italia dei Valori viene vista come l'ennesimo tentativo di "asservire il potere giudiziario a quello politico", ma che in casa Pd, dove si deve guardare per trovare la sponda necessaria alla creazione del nuovo lodo Alfano, non viene stroncata. Insomma, in teoria, la soluzione 'lodo Alfano bis' potrebbe reggere, perchè appare sempre più chiaro in Parlamento che l'imperativo di Berlusconi è tenersi al riparo dai processi e che, per farlo è disposto a qualunque cosa, anche, come dice espressamente Casini, a far approvare una "porcheria, un provvedimento (il ddl sui processi brevi) che dimentica le vittime, sfascia l'ordinamento giudiziario e abroga la giustizia". Un ddl, il 'taglia-processi', sul quale il Csm ha aperto un'istruttoria e che si preannuncia come una mannaia su centinaia di migliaia di procedimenti. Una testo che, se diventasse legge, verrebbe impugnato il giorno stesso e che non convince nemmeno gli avvocati che dovrebbero servirsene. "Noi - spiega quindi Casini - capiamo le ragioni della maggioranza e per questo ci siamo astenuti sul lodo Alfano. Ma ora o si strepita e si fa approvare una porcheria o si vota il lodo Alfano per via costituzionale. Se sbraita Di Pietro è un conto, ma se diciamo noi che questo testo scasserà l'ordinamento giudiziario italiano, potete crederci". E infatti, ci credono in molti, anche al Pd, visto che Anna Finocchiaro ha sbattuto il testo del ddl al muro appena finito di leggerlo, definendolo "segno dell'ingiustizia". Anche i magistrati bocciano senza appello la nuova norma e si dicono "estremamente preoccupati" per quanto ne deriverà. Memori dell'adagio che impone, tra i due mali, di scegliere il minore, ormai più di qualcuno comincia a farsi persuaso della tesi "meglio una legge costituzionale a tutela delle alte cariche di una legge-porcata che sfascia la giustizia", soprattutto se questa scelta viene 'condita' con un paio di considerazioni più 'politiche'. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, da Ravenna dice chiaro e tondo che Berlusconi "deve sottoporsi al giudizio", che sarebbe la per è questa "la strada attraverso cui poter ristabilire la serenità per il beneficio di tutti", ma poi dice anche che "è ora che si cominci a occuparsi dei problemi reali del Paese", cosa che, fino a quando il premier sarà impegnato nella difesa dai processi, appare all'opposizione e ad alcuni osservatori possibile fare. Berlusconi, dal canto suo, non sembra intenzionato a mollare: il nuovo ddl, infatti, potrà godere di una corsia parlamentare tale da farlo eleggere a priorità delle priorità. In commissione il 24 novembre e incastrato nell'alternanza della Finanziaria tra Camera e Senato, la norma sul 2+2+2 potrebbe vedere la luce contemporaneamente alla legge di bilancio, tanto più che, secondo il presidente della II commissione del Senato Filippo Berselli, "sul piano tecnico è una leggina" che può avere un iter rapido, ma che "ha un impatto politico notevole" visto che è "nata da un patto tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e quello del Consiglio Silvio Berlusconi". Per fermarla, quindi, serve qualcosa di altrettanto forte, come un 'patto costituzionale' tra Pdl e Pd, benedetto dalla Lega e concretizzato dai sempre più centrali centristi. Un interesse concreto della maggioranza c'è, e lo prova il fatto che, in replica a Casini, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha invitato "chi dovesse ritenere ancora giusta" la radice giuridica di una legge respinta dalla Consulta perchè presentata come ordinaria (lo scudo alle alte cariche dello Stato) a "ripresentarla in forma costituzionale". E, beninteso, a farla approvare con i due terzi dei voti delle Camere, onde evitare referendum 'rischiosi'. La parola sul 'lodo Alfano in Costituzione', dunque tocca ora al Pd. All'indomani della sentenza della Consulta sulla legge ordinaria in molti, nel maggior partito di opposizione, avevano escluso la 'costituzionalizzazione' del lodo. Ma ora diversi osservatori, anche nella nuova maggioranza che guida largo del Nazareno, fanno notare che quella sentenza 'appartiene a una diversa fase politica'. Come a dire che uno spazio di riflessione potrebbe aprirsi se l'inserimento di uno scudo per le alte cariche dello Stato nella Carta portasse al ritiro del ddl sui processi brevi. Un clima di 'appeacement' che in questo momento ancora non c'è ma che, ad esempio, se la prossima settimana dovesse arrivare il via libera alla nomina di Massimo D'Alema a Mr Pesc della Ue su indicazione del Governo Berlusconi, potrebbe realizzarsi, senza nessuno 'scambio diretto' o 'partita doppia', come sottolineano sia dal Pd che dal Pdl, ma "nell'interesse del Paese".  

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