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Ma quel testo rispetta in pieno la Costituzione

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Pensate,ha la testa rivolta all'indietro e in ogni momento rischia di battere la faccia contro il muro. Perfino il gatto sa che dal 1994 calca la scena la democrazia dell'alternanza. E allora logica vorrebbe che la nostra opposizione si comportasse come la consorella inglese. Non dovrebbe opporre no a ripetizione. Ma dovrebbe ottenere il massimo di visibilità grazie a iniziative legislative alternative rispetto a quelle del governo e della maggioranza. Invece no. È ferma come un paracarro alla democrazia bloccata che ci siamo tenuti sul gobbo per un'infinità di decenni. È una bella giornata di sole e il governo lo annuncia urbi et orbi. Ecco che l'opposizione, per tigna, ribatte che piove, governo ladro. Per carità, sappiamo bene che in nessun Paese dell'orbe terracqueo l'opposizione ama di un amore sviscerato il governo ed è disposta a fargli sconti. Ma da noi, ecco, si esagera. Da noi se un disegno di legge governativo o una proposta di legge della maggioranza non le piace, l'opposizione non dice puramente e semplicemente: «Non mi piace». No, come le oche del Campidoglio, immancabilmente strepita che è incostituzionale. Non è finita. Perché prende l'avvio una catena di Sant'Antonio bella e buona. Ogni volta che la politica chiama, l'accademia risponde. I costituzionalisti di centrodestra avranno tanti difetti ma, vivaddio, sono intellettuali disorganici e per colmo di sfortuna fin troppo disorganizzati. Sembrano figli di Renzo Arbore: meno sono e meglio stanno. I costituzionalisti di centrosinistra sono al contrario intellettuali quasi sempre organici. Persone di buon cuore, non fanno mai mancare il loro sostegno alla giusta causa. O meglio, a quella che ritengono tale. La quale coincide - vedi caso - con il politicamente corretto. Sono tanti e considerano i manifesti come i sigari: non si negano a nessuno. Tanto meno alla scuola di pensiero per la quale batte il cuore. Ecco che la catena di Sant'Antonio s'allunga. L'opposizione riprende le tesi della dottrina e se ne fa forte. A questo punto i tempi sono maturi per tirare in malo modo per la giacchetta il capo dello Stato affinché per nessuna ragione al mondo promulghi un provvedimento legislativo che un'infinità di studiosi in scienza e coscienza considerano incostituzionale. Meglio ancora, manifestamente incostituzionale. Così il circolo mediatico si alimenta di continuo. La stampa nazionale tuona che è l'ora di finirla con le leggine ad personam. La stampa estera, che non ci ha mai visto di buon occhio, rilancia questa tesi. Ma se le leggi approvate dalla maggioranza sono incostituzionali, ne consegue che chi le sottoscrive è un eversore dell'ordine costituito, si propone di abbattere la democrazia e ripristinare una dittatura di stampo più o meno fascista. Per troppo tempo la battaglia delle parole è stata vinta dalla sinistra e dai suoi arrendevoli compagni di strada. Ma ormai i nostri concittadini non hanno più la sveglia attaccata al collo e si rendono perfettamente conto che molte denunce sono strumentali. E veniamo al dunque. Il centrodestra ha appena presentato al Senato un disegno di legge volto a tutelare i cittadini contro la durata indeterminata dei processi. Ed ecco che come al solito l'opposizione denuncia l'incostituzionalità del provvedimento. In commovente unità d'intenti con l'Anm, cioè con l'Associazione nazionale magistrati, che non si nega mai il piacere di dire la sua. La verità è che questi indignati speciali in servizio permanente effettivo sono da un quindicennio ossessionati dal Cavaliere. E soppesano ogni coriandolo normativo allo scopo di accertare se per ipotesi possa giovare al presidente del Consiglio. Non si sognano di verificare se per avventura un testo legislativo come quello presentato al Senato possa essere utile all'intera platea dei cittadini. In quest'ottica possiamo tranquillamente concludere che, lungi dall'essere incostituzionale, questo provvedimento s'iscrive nel segno della Costituzione. Infatti dà attuazione all'articolo 111, primo comma, della Costituzione. Secondo il quale la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. E un processo è giusto solo se ha una ragionevole durata. Così come dà attuazione all'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo. Un Paese civile non può lasciare un imputato per anni e anni in un limbo. La «filosofia» del provvedimento perciò non fa una grinza. Di più, è lodevole. Si potrà obiettare che il diavolo si nasconde nei dettagli. Sicuro, ma in Parlamento ci sarà tutto il tempo per correggere eventuali storture.

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